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L’enorme impatto ambientale del turismo spaziale per pochi ricchi: quanto inquinano i razzi

Tre compagnie aerospaziali private americane, la SpaceX di Elon Musk, la Blue Origin di Jeff Bezos e la Virgin Galactic di Richard Branson, stanno spianando la strada verso il turismo spaziale, dopo i primi voli inaugurali. L’esperienza, visto il costo esorbitante dei biglietti, al momento è destinata solo ai super ricchi. Ciò che preoccupa, tuttavia, è che per il divertimento di pochi si rischia di avere un impatto ambientale da non sottovalutare. Ecco perché.
A cura di Andrea Centini
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La rinnovata corsa allo spazio dopo l'epoca d'oro degli anni '50-'70 del secolo scorso non sta coinvolgendo solo governi ed enti istituzionali, ma anche industrie private di ricchi magnati, pionieri del nuovo e redditizio settore del turismo spaziale. Da una parte c'è SpaceX di Elon Musk, che collabora da anni con la NASA e promette viaggi orbitali, visite alla Luna e in prospettiva persino spedizioni verso Marte, dall'altra ci sono la Virgin Galactic di Sir Richard Branson e la Blue Origin di Jeff Bezos, che puntano invece a esperienze “mordi e fuggi”, dove si può assaporare l'ebbrezza dello spazio – con microgravità, cielo nero e curvatura della Terra – soltanto per alcuni minuti. I recenti voli inaugurali che hanno avuto come protagonisti proprio il fondatore della Virgin e l'ex CEO di Amazon, oltre a una selezione di fortunatissimi astronauti "in erba", dimostrano che il turismo spaziale è possibile e, sebbene al momento sia dedicato solamente ai super ricchi – un biglietto costa 250mila dollari -, in futuro ci sarà sicuramente margine per ampliare la platea di viaggiatori. Sembra tutto molto bello, ma la corsa allo spazio ha un notevolissimo prezzo da pagare in termini di impatto ambientale, proprio in un momento in cui dovremmo fare tutto il possibile per ridurre le emissioni di anidride carbonica (CO2) e di altri inquinanti in atmosfera, per evitare la catastrofe climatica verso cui ci stiamo avviando.

A sottolineare quali sono i (pesanti) costi ambientali di questi lanci è la professoressa Eloise Marais, docente di Geografia Fisica presso lo University College London (UCL), che in un approfondito articolo pubblicato su The Conversation si è concentrata soprattutto sui vari propellenti. I meno inquinanti in assoluto sono sicuramente i razzi lanciatori di Blue Origin di Bezos, che utilizzando idrogeno liquido e ossigeno liquido non emettono anidride carbonica (il principale dei gas a effetto serra), ma grandi quantità di vapore acqueo. Come spiegato dalla professoressa Marais, d'altro canto, il velivolo VSS Unity di Virgin Galactic sfrutta invece un propellente ibrido composto da un combustibile solido a base di carbonio, polibutadiene con terminazione idrossile (HTPB) e un ossidante liquido, il protossido di azoto. I razzi Falcon di SpaceX Falcon usano invece una combinazione di cherosene e ossigeno liquido.

I combustibili utilizzati dalle compagnie di Elon Musk e Richard Branson producono anidride carbonica, fuliggine e una piccola parte di vapore acqueo, mentre l'ossidante a base di azoto della VSS Unity determina anche la produzione di ossidi di azoto, che giocano un ruolo significativo nell'inquinamento atmosferico. Come sottolineato dalla scienziata, i lanci spaziali rilasciano fino a 100 volte più CO2 per passeggero rispetto a quella di un volo intercontinentale. Lo stesso Branson ha confermato che il suo velivolo genera tanta anidride carbonica quanta quella di un volo tra Londra e Singapore, con la differenza che nel suo caso viene emessa per il divertimento di pochi minuti di una manciata di ricchissimi, mentre nel secondo caso i passeggeri possono essere anche centinaia (e la CO2 si calcola per passeggero). Considerando che nel prossimo futuro questi lanci turistici diventeranno molto più frequenti, la CO2 rilasciata avrà un impatto da non sottovalutare; non a caso secondo uno studio pubblicato su Geophysical Research Letters un migliaio di lanci di razzi può aumentare di 1° C la temperatura ai poli e ridurre la superficie di ghiaccio del 5-15 percento.

Come spiegato dalla professoressa Marais, la maggior parte (il 75 percento) dei composti liberati dai lanci viene rilasciata tra la stratosfera e la mesosfera, dove possono perdurare per anni. “Nella stratosfera, gli ossidi di azoto e le sostanze chimiche formate dalla scomposizione del vapore acqueo convertono l'ozono in ossigeno, impoverendo lo strato di ozono che protegge la vita sulla Terra dai dannosi raggi UV”, afferma la scienziata. Se ciò non bastasse, l'azoto presente stabilmente nell'aria viene convertito in azoto reattivo a causa delle altissime temperature che raggiungono i razzi mentre “bruciano” passando attraverso l'atmosfera. La professoressa Marais spiega che i razzi possono emettere fino a dieci volte più ossidi di azoto della Drax , la più grande centrale termica del Regno Unito, nello stesso periodo. L'atmosfera, inoltre, può essere raffreddata dalla formazione di nuvole a causa del rilascio di vapore acqueo, con effetti che gli scienziati devono ancora valutare nel dettaglio.

I rischi per l'ambiente non sono dunque da sottovalutare e gli scienziati chiedono a gran voce che le autorità regolatorie verifichino a fondo l'impatto di questi lanci per il divertimento di pochi. A rendere la situazione ancor più paradossale il fatto che proprio i fondatori di queste aziende aerospaziali private si riconoscono come fervidi sostenitori della lotta al cambiamento climatico. Ma in fondo il loro comportamento non è molto diverso da quello dei governi; nonostante gli altisonanti proclami di lotta al cambiamento climatico, dei 14mila miliardi di dollari stanziati per la ripresa economica dopo la pandemia, soltanto il 2 percento sono indirizzati verso le energie rinnovabili. Ciò porterà a un inevitabile record delle emissioni di CO2 atteso per il 2023.

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