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Legambiente: l’aria italiana è malata di smog

L’area della Pianura Padana si conferma la più critica, ma anche per le altre grandi città la situazione è allarmante.
A cura di Redazione Scienze
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in italia l aria e malata di smog

Non saranno ancora livelli da scenario quasi apocalittico, come quelli che sta conoscendo Pechino in questi ultimi giorni, ma anche per l'Italia la situazione dell'inquinamento atmosferico è seriamente preoccupante, al punto da costituire un serio rischio per la salute di molti cittadini. Basti pensare che, nell'anno che si è appena concluso, le quantità di polveri fini (PM10) nell'aria hanno superato il limite previsto dalle norme in tutti i principali centri urbani del Paese: lo rivela Legambiente nel suo ultimo dossier dall'eloquente titolo di Mal'aria di città 2013.

Come già da diversi anni a questa parte, le aree più criticamente esposte risultano essere quelle della Pianura Padana: tra le prime venti città che sono andate abbondantemente oltre il bonus consentito dei 35 giorni all'anno di superamento di libelli di PM 10 nell'aria (il tetto massimo stabilito dalla legge, in proposito, è di 50 milligrammi per metro cubo al giorno) ben diciotto si trovano in Pianura Padana, molte delle quali contano oltre cento giorni di superamento. Mal'aria, comunque, si respira anche tra centro e sud dove troviamo Napoli al quindicesimo posto con 85 giorni di superamento e a seguire Cagliari (con 64 giorni), Pescara (con 62), Ancona (61), Roma (57) e Palermo (55).

Valori per lo più sconosciuti, invece, per quanto riguarda il particolato fine PM 2.5, più sottile e più insidioso del PM 10 perché in grado di penetrare estremamente in profondità nei polmoni attraverso la respirazione: benché il monitoraggio del PM 2.5 nell'aria sia già obbligatorio dal 2011, infatti, mancano i dati di buona parte delle città italiane e, tra quelle controllate da Legambiente, risulta un superamento della soglia anche oltre il 50%. 25 microgrammi per metro cubo è la media annuale fissata dalle norme internazionali ma a Torino, Padova e Milano il valore è compreso tra 35 e 33 microgrammi: ancora una volta le grandi città della Pianura Padana si confermano maglia nera per l'inquinamento.

Principali imputati di questa nefasta aria cattiva che si respira sul territorio italiano sono non soltanto i processi industriali e di produzione energetica ma, soprattutto nelle aree urbane, il semplice traffico degli autoveicoli nonché i riscaldamenti. Tutti settori sui quali bisognerebbe intervenire con strategie politiche e sociali a 360 gradi come, del resto, richiede l'Europa che, con una sentenza della Corte di Giustizia contro il nostro Paese, ha già evidenziato una situazione che non potrà continuare, ancora troppo a lungo, ad essere aggirata e non risolta. Come ha spiegato nel comunicato Rossella Muroni, direttrice generale di Legambiente:

Quello che serve, ancor prima dei singoli provvedimenti è una capacità politica di pensare e di immaginare un modo nuovo di usare il territorio, un altro tipo di mobilità a basso tasso di motorizzazione e con alti livelli di efficienza e soddisfazione, spazi pubblici più sicuri, più silenziosi, più salutari, più efficienti, dove si creino le condizioni per favorire le relazioni sociali, il senso del quartiere, della comunità. Provvedimenti immediati, come la riduzione della velocità a 30 chilometri orari in ambito urbano o la creazione di aree car free nei pressi delle scuole, permetterebbero un rapido miglioramento della situazione e predisporrebbero a nuovi e più strutturali interventi, come la progettazione di un piano di rete ciclabile portante, la ridefinizione degli spazi urbani, la diffusione all'interno delle aree urbane del meccanismo del road pricing e del park pricing, fino alla riduzione del parco auto circolante.

Iniziative ed accorgimenti che aiuterebbero a risolvere l'altro aspetto dell'inquinamento, quello che nuoce non ai polmoni ma alle orecchie (causando, però, conseguenze di vario tipo come ipertensione, problemi cardiaci, disturbi del sonno): il rumore, a cui sono quotidianamente esposti, soprattutto, gli abitanti delle città. Sottovalutato nei suoi effetti, e nei costi sanitari che comporta ogni anno, l'inquinamento acustico non risparmia il Bel Paese dove al primo posto tra i centri più "rumorosi" si trova Bari, seguita da Napoli, Roma, Bologna, Genova e Torino.

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