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Le tombe ingabbiate esistono davvero, ma gli zombie non c’entrano

Cosa sono quelle gabbie attorno a delle tombe di epoca vittoriana? C’è chi parla di gabbie contro vampiri e zombie, la spiegazione è diversa ma altrettanto raccapricciante.
A cura di Juanne Pili
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In diversi post rilanciati dai blogger inglesi si mostrano le immagini di varie tombe attorno alle quali sono state costruite delle gabbie, si afferma che dovessero servire contro vampiri e zombie. Insomma, chi in epoca vittoriana avesse sospettato che il proprio caro estinto potesse tramutarsi in un “non-morto”, avrebbe potuto dotare la tomba di una apposita protezione in ferro battuto.

Come si spiegano davvero le gabbie nelle tombe?

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Facendo una ricerca per immagini – combinando il servizio di ricerca fotografica di Google e Tineye – scopriamo subito diverse cose interessanti, per esempio ne esistevano di ben più strutturate, specialmente nella Scozia del XIX Secolo, si chiamano “mortsafe”, nome suggestivo che sta ad indicare una protezione del defunto. Quindi già capiamo – per etimologia – che queste gabbie non erano pensate per proteggere i vivi dai morti, semmai il contrario. Infatti l’uso delle mortsafe si era diffuso contro i ladri di cadaveri. In epoca vittoriana gli studenti di medicina avevano un disperato bisogno di corpi per gli studi di anatomia, ma quelli dei condannati a morte non erano sufficienti, così si diffuse la pratica di rubare i cadaveri, per poi rivenderli sotto banco alle università. Queste figure venivano chiamate con un certo umorismo nero “resurrezionisti”.

Quando e come nasce la leggenda dei non-morti?

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Verrebbe da pensare che le storie riguardanti gli zombie derivassero da queste pratiche, in realtà sono personaggi appartenenti al folklore haitiano. Questo genere di non-morti si è affermato nella cultura popolare occidentale a partire dal film di George Romero “Night of the Living Dead” del 1968. Diversa invece la questione dei vampiri, questi compaiono già nella letteratura gotica del XIX Secolo col racconto “The Vampyre” nel 1819, di John William Polidori. Già un secolo prima tra il 1720 ed il 1730 scoppiò una vera e propria psicosi collettiva sotto l’impero austro-ungarico, specialmente in Serbia, culminata nelle riesumazioni – autorizzate dalle autorità – di presunti vampiri, quali Petar Blagojevich e Arnold Paole. E’ abbastanza noto che Dracula il vampiro per antonomasia, derivasse da un personaggio realmente esistito nella Transilvania del XV Secolo, Vlad l’Impalatore. Bram Stoker si ispirò alle leggende nate attorno a questa figura per il suo “Dracula”, pubblicato nel 1897.

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