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Le prime uova fossili di razza scoperte da italiani: hanno 50 milioni di anni

Ricercatori italiani hanno scoperto per caso le prime uova fossili di razza, mentre restauravano un reperto danneggiato dal terremoto che ha colpito l’Emilia del 2012. Le uova sono state individuate in un fossile di Tethytrygon muricatus (risalente a 50 milioni di anni fa) all’altezza dell’utero, suggerendo che le razze dell’Eocene utilizzavano le stesse strategie riproduttive delle specie moderne.
A cura di Andrea Centini
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Credit: Università di Bologna
Credit: Università di Bologna

Le prime uova fossili di razza sono state scoperte da ricercatori italiani. Sono quattro, si trovano nel “corpo” della madre e risalgono a ben 50 milioni di anni fa, all'epoca geologica chiamata Eocene. A individuarle e analizzarle sono stati due scienziati del Museo Geologico Giovanni Capellini dell'Alma Mater Studiorum (Università di Bologna), Federico Fanti e Gabriele Mazzuferi, che hanno condotto la ricerca assieme al collega Giuseppe Marramà del Dipartimento di Paleontologia presso l'Università di Vienna, Austria.

Credit: Università di Bologna
Credit: Università di Bologna

Scoperta fortuita. Le uova fossili della razza, appartenente alla specie estinta Tethytrygon muricatus della famiglia dei Dasiatidi (Dasyatidae), non sono state individuate durante una ricerca sul campo, bensì analizzando un prezioso reperto fossile ospitato nel museo bolognese da circa duecento anni. Fu trovato nel ricco giacimento fossilifero di Pesciara di Bolca in provincia di Verona, uno dei più importanti a livello internazionale per quel che concerne l'Eocene. Gli scienziati erano impegnati nel restauro di fossili rimasti lievemente danneggiati a causa del terremoto che squassò l'Emilia nel 2012, quando analizzando quello del Tethytrygon muricatus si sono accorti della presenza delle uova, grazie al supporto della luce ultravioletta.

L'area in cui si trovano le uova fossili. Credit: Università di Bologna
L'area in cui si trovano le uova fossili. Credit: Università di Bologna

Ecosistema perduto. Le quattro uova si trovano nell'area dell'utero dell'animale, indicando che questi pesci batoidei 50 milioni di anni fa si riproducevano esattamente come le razze che popolano oggi i nostri mari. “Questa scoperta ci mostra come le stesse strategie riproduttive che osserviamo nelle specie attuali fossero già presenti negli ecosistemi di cinquanta milioni di anni fa”, ha dichiarato il dottor Fanti. Gli studi sul fossile sono inseriti in un progetto di ricerca più ampio legato al sito di Bolca, con l'obiettivo di ricostruire nel modo più dettagliato possibile l'ecosistema eocenico dell'area. Esso si sviluppò dopo la colossale estinzione di massa del Cretaceo-Paleocene avvenuta 16 milioni di anni prima, quella che spazzò via numerosi gruppi animali, dinosauri non aviani compresi. Gli scienziati coinvolti nella ricerca hanno sottolineato la bontà della collezione di fossili del museo Capellini, fra le più ricche e importanti in assoluto, grazie alla quale è ancora possibile fare scoperte straordinarie. I dettagli sulle uova del Tethytrygon muricatus sono stati pubblicati sulla rivista scientifica specializzata Journal of Vertebrate Paleontology

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