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Le pinne e le zampe non c’entrano: è la vista che ci ha portati sulla terraferma

Fu la vista e non la modifica delle pinne in zampe a spingere evolutivamente i primi vertebrati a spostarsi dall’acqua alla terraferma. Gli occhi di questi antichi animali triplicarono in dimensioni e si spostarono per favorire la vista attraverso l’aria.
A cura di Andrea Centini
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occhi

Ricercatori americani della Nortwestern University di Evanston (Illinois) e della Claremont McKenna hanno elaborato una nuova affascinante teoria sulla spinta evolutiva che portò gli antichi vertebrati a spostarsi dall'acqua alla terraferma, un processo che avvenne ben 385 milioni di anni fa. Secondo gli studiosi questa ‘migrazione' non fu catalizzata dalla modifica delle pinne in zampe, come sostenuto dalle attuali teorie più accreditate, bensì da un miglioramento sostanziale della vista, che si evolse per favorire l'osservazione aerea piuttosto che quella nel mezzo acquatico. I ricercatori, guidati dal neuroscienziato e ingegnere Malcolm A. MacIver e dal biologo evoluzionista e paleontologo Lars Schmitz, lo hanno determinato studiando numerosi reperti fossili e scoprendo che le dimensioni degli occhi triplicarono prima e non dopo il passaggio sulla terra. L'accresciuta dimensione collimò anche con uno spostamento degli occhi dal lato verso la parte superiore della testa, un adattamento per ampliare il campo visivo ‘affacciandosi' sopra il pelo dell'acqua.

“Abbiamo trovato un enorme aumento della capacità visiva nei vertebrati poco prima del passaggio dall'acqua alla terra”, ha sottolineato il professor MacIver. “La nostra ipotesi è che l'osservazione di cibo potenziale sul terreno – come millepiedi, centopiedi, ragni e altri invertebrati – avrebbe spinto l'evoluzione a trasformare le pinne in arti per raggiungerlo”. Va tenuto infatti presente che gli invertebrati iniziarono a solcare la terraferma circa 50 milioni di anni prima dei vertebrati, gruppo al quale naturalmente appartiene anche l'uomo.

A supporto di questa teoria, che probabilmente verrà aspramente criticata dai biologi evoluzionisti più conservatori, vi è il fatto che occhi di dimensioni molto maggiori sono inutili sott'acqua; la crescita riscontrata nei fossili sarebbe giustificata solo da un utilizzo aereo. I ricercatori hanno analizzato circa 60 specie fossili distinte e hanno determinato che la dimensione delle orbite è triplicata nel giro di 12 milioni di anni. I dettagli su questa affascinante teoria sono stati pubblicati su Proceedings of the National Academy of Sciences (PNAS).

[Foto di Nortwestern University]

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