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Le opere di Pollock plasmate dalle leggi della fluidodinamica: svelato il “segreto” della tecnica

Analizzando video del compianto pittore Paul Jackson Pollock e creando un macchinario in grado di replicare la sua tecnica, un team di ricerca internazionale ha dimostrato che le sue opere venivano realizzate evitando uno specifico fenomeno della fluidodinamica chiamato “instabilità a spirale”. Esso determina la formazione di strutture arricciate e intrecci, sempre assenti dai dipinti dell’artista. Ecco come faceva.
A cura di Andrea Centini
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Il celebre pittore Paul Jackson Pollock creava le sue opere evitando uno specifico fenomeno della meccanica dei fluidi (fluidodinamica), la cosiddetta “instabilità a spirale” che determina la formazione di strutture arricciate e intrecci. L'artista eseguiva la propria tecnica talmente alla lettera da rendere l'assenza di simili anomalie dai suoi dipinti un modo per verificarne l'autenticità. L'aspetto curioso risiede nel fatto che non è noto se Pollock fosse consapevole o meno di evitare in modo sistematico questo fenomeno della fluidodinamica nelle sue opere.

A svelare il segreto dei dipinti dell'artista americano è stato un team di ricerca internazionale guidato da scienziati dell'Università Brown (Stati Uniti) e dell'Instituto de Investigaciones en Materiales presso l'Università Autonoma Nazionale del Messico, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi del Dipartimento di Ingegneria Meccanica dell'Università di Riverside. Gli scienziati, coordinati dal professor Roberto Zenit, docente presso la Scuola di Ingegneria dell'ateneo di Providence, sono giunti alle loro conclusioni dopo aver analizzato a fondo i video che ritraggono Pollock all'opera.

L'artista, massimo rappresentate dell'espressionismo astratto (noto anche come action painting), non dipingeva le sue opere con i pennelli, ma faceva gocciolare la vernice attraverso lattine e bastoncini dall'alto, creando lunghi e continui filamenti che plasmavano le geometrie dei suoi disegni. Benché la procedura sia nota come “tecnica del gocciolamento” o dripping, per gli scienziati si tratta di un termine inappropriato, dato che nella fluidodinamica il gocciolamento avrebbe creato gocce discrete sulla tela, mentre i quadri di Pollock sono caratterizzati da continui flussi di vernice. Il pittore riusciva a contrastare l'instabilità a spirale combinando tre fattori: velocità della mano; viscosità della vernice utilizzata e distanza dalla tela. Come indicato, non è noto se fosse consapevole di basare scientemente la sua produzione sull'evitare il fenomeno della fluidodinamica.

Per dimostrare l'accuratezza e la peculiarità della tecnica di Pollock, Zenit e colleghi hanno costruito un macchinario basato su siringhe in grado di operare con gli stessi principi dell'artista. I risultati sono stati stati così chiari che l'assenza di arricciature e altre anomalie legate all'instabilità a spirale potrebbe essere persino utilizzata per autenticare le opere. I dettagli della ricerca “Pollock avoided hydrodynamic instabilities to paint with his dripping technique” sono stati pubblicati sull'autorevole rivista scientifica PloS ONE.

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