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Le grandi truffe della Storia

Come nacquero, e per quali motivi, le più grandi truffe della storia?
A cura di Juanne Pili
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Fin dall’antichità truffe e raggiri hanno spesso condizionato la storia, avevamo già parlato di quelle che caratterizzarono la Rivoluzione francese. Spesso sono i nostri stessi pregiudizi a favorirne la proliferazione, senza bisogno del Web.

Positivisti disperati

Lo spiritismo potrebbe essere facilmente derubricato come roba da gonzi. In realtà la storia di questa pseudoscienza si è avvalsa fin dai primordi del sostegno di numerosi scienziati, anche premi Nobel come Pierre Curie (per la Fisica) e Charles Richet (per la Medicina) ci cascarono in pieno. Senza contare altre grandi personalità come William Cookes a cui dobbiamo le prime ricerche sul tubo catodico (indispensabile per l’invenzione della televisione) Cesare Lombroso e persino Arthur Conan Doyle.

La credenza di poter comunicare coi morti risale agli albori dell’antichità, in Europa avrà un ritorno di fiamma verso la metà del XIX Secolo in piena Rivoluzione industriale. Nel 1848 le sorelle Kate e Margaret Fox sostengono di potersi mettere in contatto con lo spirito di Charles B. Rosma, un uomo ucciso e sepolto sotto la loro casa. Nonostante non risultasse nulla dell’esistenza di questa persona le ragazzine appena adolescenti ottennero presto vasto credito e fama, soprattutto a New York. Fa specie tener conto del fatto che lo spiritismo deve tantissimo anche ad uno scienziato, il pedagogista francese Léon Denizard Rivail. I suoi libri diventeranno presto dei best seller e costituiranno il corpo iniziale i questa pseudoscienza.

Agli albori della fotografia non mancano i primi fotomontaggi, molto facili da far passare per autentici. La tecnica della fotografia è ancora giovane, i fototecnici pure. Così compaiono foto con ectoplasmi, spiriti dei defunti, strane nubi bianche uscire dalle bocche delle medium e tavoli traballanti.

Arrivano i primi debunker. Finalmente nel 1882 si costituisce a Londra la Society for Psychical Research. Vi aderirono grandi uomini di scienza e cultura desiderosi di far luce sulla questione. La fondazione americana di James Randy e il Cicap in Italia sono un esempio attuale di organizzazioni volte a divulgare un pensiero critico e fornire servizi ai cittadini contro truffe, disinformazione e tesi di complotto. Tra i migliori in questo campo sono senz’altro prestigiatori e illusionisti. Abbiamo già citato Randy, ma il primo in assoluto è stato sicuramente Harry Houdini.

Positivismo e femminismo. Va quindi sottolineato che inizialmente la scienza non ha affatto una posizione di chiusura di fronte alle tesi spiritiste o parapsicologiche in generale. Ancora oggi resta in palio un premio di un milione di dollari, da parte della fondazione di Randy, da consegnare a chiunque dimostri di avere particolari poteri soprannaturali. Dal 1964 ad oggi nessuno ha mai ritirato il premio. Qualcuno si è chiesto anche come mai delle ragazzine, in generale molte donne medium, siano riuscite in un’epoca di maschilismo sfrenato a prendere per il naso migliaia di persone. Gli anni dello spiritismo coincidono effettivamente con le prime lotte femministe e si cominciava a capire che la nevrosi isterica – problema psicosomatico tipico delle donne – era dovuta alla somatizzazione di una situazione di dominio del potere maschile. Come spiegare invece l’adesione di uomini di scienza? Secondo lo storico Giacomo Scarpelli il positivismo dell’epoca entrava in contraddizione con l’evoluzionismo; gli esseri umani non erano più una figura privilegiata nel regno animale. Lo spiritismo prometteva di fornire dati positivi dell’esistenza di una intelligenza divina, soprattutto della continuità della vita dopo la morte.

Grazie ad una analisi del Dna delle figlie dello Zar è stato accertato che Anastasia non è sopravvissuta.
Grazie ad una analisi del Dna delle figlie dello Zar è stato accertato che Anastasia non è sopravvissuta.

Crisi d’identità

Pseudoscienza e truffa sono accomunati dalla esigenza di produrre una narrazione che possa appagare i nostri pregiudizi o desideri. Lo abbiamo visto molto bene nello spiritismo. Cosa succede quando tutto questo si restringe alla vita personale? Aspirazioni mancate e ricerca di riscatto sociale, anche agevolati da veri e propri disturbi psichici, possono portare a desiderare un abito diverso.

L’abito fa il monaco. Dai finti Nerone alle finte Anastasia Romanov si può vedere come il desiderio di rivalsa da parte di una persona, possa trovare l’appoggio dei desideri di molti altri che vorrebbero semplicemente i propri personaggi preferiti redivivi, magari anche per tornaconto personale. In questo caso indossare l’abito giusto può essere sufficiente.

Durante la Roma imperiale risultano almeno tre casi di finti Nerone che causarono non poco scompiglio. Il primo proveniva dall’Acaia in Grecia, era probabilmente uno schiavo che doveva somigliargli parecchio. Si manifestò a pochi mesi dalla morte dell’imperatore nel 68 d.C. Radunò una flotta di creduloni con cui affondò nei dintorni delle Cicladi. Fallito miseramente il suo tentativo di conquistare il trono venne catturato e decapitato. Nell’80 d.C. fu la volta di Terenzio Massimo – un discreto suonatore di lira – riuscì ad conquistare il credito degli abitanti della Mesopotamia e venne persino ricevuto dal re dei Parti, Artabano IV. Quando il sovrano si accorse dell’inganno lo fece giustiziare. L’ultimo si presentò addirittura durante il principato di Domiziano e fu usato dai Parti per fomentare una rivolta contro il legittimo imperatore. A questo punto possiamo intuire tutti come andò a finire.

Anastasia Romanov morì nel 1918 a Ekaterinburg, fucilata assieme a tutta la famiglia imperiale dai sovietici. Molti aristocratici russi erano fuggiti dalla furia rivoluzionaria per rifugiarsi in Europa occidentale, specialmente in Francia, storica alleata in funzione di contenimento dell’Impero germanico. C’era terreno fertile per trovare quindi persone fortemente desiderose di scoprire che in realtà qualche membro della famiglia imperiale fosse sopravvissuto. Una delle più famose “Anastasia” fu la polacca Anna Anderson, la quale a seguito di ricovero psichiatrico a Berlino nel 1920, sostenne di essere la figlia dello zar Nicola II. Congetture e aneddoti abbondarono, si creò una vera e propria campagna mediatica tra sostenitori e detrattori, tanto più che i bolscevichi comunicarono solo il decesso dello zar, senza fare riferimento al sorte del resto della famiglia imperiale. Solo una analisi del Dna avvenuta nel 1994 sui loro resti mise definitivamente fine alla questione. Intanto però le “Anastasia” si moltiplicarono.

Frank Abagnale racconta la sua storia durante una conferenza.
Frank Abagnale racconta la sua storia durante una conferenza.

Ingegneria sociale

Attraverso un abito giusto e toccando le giuste corde (informandoci magari preventivamente sui trascorsi delle nostre vittime) è possibile anche acquisire conoscenze e credito. Queste in sostanza possono essere le basi di ingegneria sociale utili a mettere in piedi una truffa coi fiocchi. In realtà questa disciplina è molto utile anche nel debunking, nel campo dell’intelligence e persino nella sicurezza informatica.

Victor Lustig è stato sicuramente il più emblematico dei truffatori. La sua abilità nel costruire storie convincenti era leggendaria, riuscì perfino a vendere la torre Eiffel mediante falsi documenti del Governo francese, forte della diceria in base alla quale si volesse smantellare il monumento. Era il 1925 e il Paese versava nelle ristrettezze economiche del Primo dopoguerra. Lustig finì anche negli Stati Uniti dove riuscì a gabbare anche Al Capone, nonostante il boss fosse già edotto dei suoi trascorsi. Chiese al malavitoso un prestito di cinquantamila dollari con cui finanziare una truffa. Lustig li tenne un mese in cassaforte, poi si presentò affranto al cospetto di Capone ammettendo di aver fallito, ma gli rese i soldi. Il boss commosso gli diede cinquemila dollari in segno di amicizia. Ovviamente il piano di Lustig era proprio quello. Si era precedentemente informato del carattere di Al Capone, duro coi traditori ma generoso con chi si dimostrava “onesto”.

Frank Abagnale è stato durante la giovinezza forse il più grande truffatore di sempre. La cosa interessante è che oggi aiuta con la sua agenzia a scovare altri truffatori, è stato molto utile anche all’Fbi. La sua storia è tornata alla ribalta grazie al film dedicato alla sua vita, di Steven Spielberg, Prova a prendermi. Dai sedici anni ai primi venti Abagnale è riuscito ad assumere le identità più disparate, sempre allo scopo di rubare. Riuscì per diverso tempo a spacciarsi come ufficiale dell’aeronautica. Abagnale senza mai aver studiato legge – mediante una finta laurea – passò comunque l’esame di abilitazione per l’avvocatura; sostenne lezioni universitarie spacciandosi per professore e seguì personalmente il tirocinio di alcuni aspiranti medici. Tutto questo grazie anche al suo talento nel produrre falsi documenti. Arrestato ed evaso diverse volte alla fine decise di mettere la testa a posto, accettando di collaborare per l’Fbi. Tutt’oggi può essere considerato uno dei migliori debunker nel campo della contraffazione.

Charles Ponzi ha lo stesso una storia da manuale a cui ci si ispira purtroppo ancora per truffe finanziarie, commerci piramidali e catene di Sant’Antonio. Immigrato dall’Italia a Boston, dopo alterne vicende costruisce un impero finanziario dal nulla. Negli anni ‘20 cavalcò l’entusiasmo diffuso nella speculazione in Borsa, mettendo in piedi quello che sarà noto come schema Ponzi. Tutto parte da un primo investimento a rendimenti molto convenienti rispetto a quelli di mercato; solo una parte della somma investita dai primi clienti viene restituita nel breve periodo, nessuno sa che la società è priva di capitale sociale; a questo punto sempre più persone si convincono che l’affare sia conveniente e corrono a investire; il sistema si regge solvendo gli investitori iniziali col denaro di quelli successivi, fino a quando il numero di persone che chiederà di riscuotere non renderà più possibile tenere in piedi la truffa. Ponzi smascherato da un’inchiesta giornalistica verrà arrestato e uscì dal carcere nel 1934, per essere rispedito in Italia.

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