Le emissioni di gas serra della Cina hanno superato quelle di tutti i Paesi sviluppati messi assieme
Nel 2019 la Cina ha emesso più gas a effetto serra di tutti e 37 i Paesi sviluppati messi assieme dell'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE). Fra essi, oltre all'Italia e a diverse altre grandi nazioni dell'Unione Europa, fanno parte anche gli Stati Uniti, storicamente i più inquinanti in assoluto (il 25 percento delle emissioni globali sono state prodotte dai soli USA). A calcolare il poco invidiabile record della Cina è stato il team di studi del Rhodium Group, una società americana specializzata in consulenze che da anni fornisce stime aggiornate sulle emissioni di gas a effetto serra (GHG) sia a livello nazionale che globale, avvalendosi della piattaforma ClimateDeck.
Nel nuovo rapporto, i ricercatori hanno indicato che nel 2019 le emissioni dei gas a effetto serra della Cina sono state pari al 27 percento del totale; sul secondo gradino del “podio” sono saliti gli Stati Uniti (11,4 percento) e sul terzo l'India, col 6,6 percento. Al quarto posto figurano invece i 27 Stati membri dell'Unione Europea, che tutti assieme hanno emesso il 6,4 percento dei gas a effetto serra del 2019. Gli scienziati del Rhodium Group hanno fatto il calcolo basandosi sui cosiddetti “sei gas serra di Kyoto”, ovvero quell'insieme di composti inquinanti che hanno un impatto particolarmente significativo nel catalizzare il riscaldamento globale e dunque i cambiamenti climatici. Si tratta dell'anidride carbonica (CO2), il principale gas a effetto serra derivato dalle attività umane; del metano, che ha un effetto "riscaldante" 25 volte superiore a quello della CO2, sebbene permanga molto meno tempo in atmosfera; l'esafluoruro di zolfo; il protossido di azoto; i perfluorocarburi e gli idrofluorocarburi.
Complessivamente, nel 2019 la Cina ha emesso 14.093 milioni di tonnellate di CO2 (equivalente), 36 milioni in più rispetto a quelle stimate per tutti i Paesi dell'OCSE messi assieme. È tuttavia importante fare alcune considerazioni. Innanzitutto, puntare il dito contro la Cina per i gas a effetto serra che immette in atmosfera e poi acquistare i prodotti che derivano dalle sue attività industriali (per i costi ridotti) è assolutamente ipocrita. Tenendo conto del fattore esportazioni e importazioni, la Cina avrebbe infatti il 25 percento in meno di emissioni. Inoltre nel grande Paese asiatico vivono ben 1,4 miliardi di persone; ciò significa che le emissioni di gas a effetto serra per ciascun abitante sono di 10,1 tonnellate ogni anno; per i Paesi dell'OCSE le emissioni pro capite sono di 10,5 tonnellate, mentre per i soli Stati Uniti si arriva a 17,6 tonnellate. La Cina, infine, sta avendo il suo boom economico da alcuni anni, mentre Paesi come gli Stati Uniti e altri hanno inquinato tantissimo per decenni.
Il nuovo rapporto del Rhodium Group è un ulteriore monito sui rischi che stiamo correndo se non faremo nulla per contenere l'innalzamento della temperatura media del pianeta, che può essere contrastato solo attraverso il taglio netto delle emissioni. La Cina, fortunatamente, ha recentemente annunciato di voler raggiungere la neutralità carbonica (le emissioni zero) entro il 2060; un po' più in là dell'Unione Europea, del Canada e di altri Paesi, ma è comunque un impegno virtuoso, soprattutto alla luce dell'enorme quantità di gas a effetto serra immessi rilevati dalla nuova indagine.