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Le ‘cellule dell’ansia’ esistono: grazie a loro nuove speranze contro gli attacchi di panico

Un team di ricerca americano ha scoperto questi specifici neuroni alla base dell’ippocampo nel cervello dei topi. Sono una vera e propria “centralina” che gestisce l’ansia e potrebbero dar vita a farmaci rivoluzionari.
A cura di Andrea Centini
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Le “cellule dell'ansia” sono state scoperte alla base dell'ippocampo, una parte del cervello nel lobo temporale. Sono neuroni che si attivano quando si viene esposti a stimoli esterni in grado di scatenare comportamenti ansiogeni, come ad esempio una passeggiata lungo una strada buia e isolata. Trattarli con farmaci ad hoc potrebbe spegnere definitivamente i sintomi legati a questa diffusa condizione. Le cellule sono state individuate da ricercatori americani dell'Irving Medical Center presso l'Università Columbia (CUIMC) e dell'Università della California di San Francisco (UCSF), al momento solo nei topi. Gli studiosi coordinati dai professori Rene Hen e Jessica Jimenez, tuttavia, sono fiduciosi della loro presenza anche nell'essere umano.

Ma come hanno fatto a trovarle? Gli scienziati hanno impiantato nel cervello di alcuni topi dei microscopi in miniatura, in grado di evidenziare il comportamento delle cellule cerebrali quando sottoposte a determinati stimoli. Per un topo, il principale fattore ansiogeno è il rischio di essere predato, e luoghi aperti senza protezione per questi animali rappresentano un vero e proprio incubo. Anche piattaforme sopraelevate dalle quali non si può scendere preoccupano e non poco i roditori. Esponendo gli animali trattati a simili minacce, i ricercatori hanno osservato proprio l'attivazione di queste cellule alla base dell'ippocampo. Maggiore era il pericolo sperimentato e superiore era il grado di attivazione delle cellule. A differenza di altri neuroni con ruoli analoghi rilevati in altri studi, queste cellule dell'ansia si attivano indipendentemente dal tipo di ambiente che provoca l'emozione. Ciò significa che sono una sorta di “centralina” alla base della gestione dell'ansia. Hen e colleghi hanno scoperto che queste cellule comunicano direttamente con l'ipotalamo, una parte del cervello già nota per controllare i comportamenti associati all'ansia, come l'aumento della frequenza cardiaca e la secrezione di ormoni dello stress.

Perché è così importante averle scoperte? Fondamentalmente perché queste cellule sono un “bersaglio” sconosciuto per la medicina. Ciò significa che potrebbero essere prodotti medicinali ad hoc in grado di gestire con maggior efficacia i sintomi legati all'ansia, come ad esempio gli attacchi di panico. Qualora dovessero possedere recettori specifici, differenti da quelli degli altri neuroni, potrebbe dunque essere stata spianata la strada a farmaci “miracolosi”. Gli studiosi al momento sono riusciti a gestire l'ansia nei topi sfruttando l'optogenetica, una tecnica basata su fasci di luce in grado di attivare o meno queste cellule cerebrali. I dettagli della ricerca sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Neuron e sul sito dell'Università Columbia.

[Credit: Lab of Rene Hen, PhD, Columbia University Irving Medical Center]

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