L’amministrazione Trump toglierà il lupo dalle specie protette: i cacciatori preparano i fucili
L'amministrazione Trump intende rimuovere il lupo grigio dall'elenco delle specie protette in quasi tutti gli USA, lasciando così ai singoli Stati la gestione dei predatori, che attualmente sono ancora rigidamente tutelati dalle leggi federali. Questa decisione spalanca di fatto le porte ai cacciatori, in particolar modo agli appassionati di carcasse appese ai muri, che torneranno a uccidere i lupi per i trofei come avveniva in passato. A comunicare l'intenzione di rimuovere il lupo grigio dall'elenco delle specie protette è stata Aurelia Skipwith, a capo dello US Fish and Wildlife Service, l'agenzia federale legata al Dipartimento degli Interni che regolamenta gestione e conservazione della pesca e della fauna selvatica.
La dirigente, intervistata dalla Associated Press, ha detto che la sua agenzia sta lavorando alacremente per raggiungere l'obiettivo entro la fine del 2020, quindi entro 3 mesi. L'intenzione è di eliminare lo status di specie protetta in quasi tutti gli Stati, ad esclusione di una piccola popolazione di lupi originari del Messico che si trova a Sud Ovest. Non è la prima volta che le autorità tentano di rimuovere le tutele federali ai grandi predatori, per lasciare la gestione in mano ai singoli governi statali, ma ambientalisti e animalisti hanno sempre fatto ricorso in tribunale, facendo arenare i provvedimenti. In base a quanto indicato dalla Associated Press, lo status di specie protetta è stato già rimosso in Idaho, Wyoming, Montana e parzialmente nell'Oregon, nello Utah e nello stato di Washington, mentre è stata ripristinata in altri, ovvero Wisconsin, Michigan e Minnesota.
In base ai dati diffusi dallo US Fish and Wildlife Service, la popolazione di lupi grigi è di oltre 6.000 esemplari, “superando gli obiettivi di recupero combinati per le popolazioni delle Montagne Rocciose del Nord e dei Grandi Laghi occidentali”. In Alaska ce ne sono fino a 12mila, dove non sono protetti dalle leggi federali. I lupi sono stati massacrati sistematicamente soprattutto durante il XIX secolo, e all'inizio del XX risultavano praticamente estinti in 48 Stati. Da qui la decisione di sottoporre la specie a rigide misure di tutela convogliate nell'Endangered Species Act (ESA). E proprio da questo virtuoso elenco adesso la US Fish and Wildlife Service vuole rimuoverlo. La ragione è semplice: il lupo si è ripreso, le popolazioni sono sane e quindi possiamo toglierlo dalla tutela federale. Ciò, come indicato, spalanca le porte alla caccia.
Del resto, non si tratta della prima decisione contro fauna e ambiente dell'amministrazione Trump. Nelle nuove linee guida per l'Alaska del National Park Service e dello US Fish and Wildlife Service, ad esempio, si è data la possibilità ai cacciatori di uccidere cuccioli di orso e lupo direttamente nelle tane; di poter usare esche con cibo e di poter sparare ai caribù direttamente dai motoscafi lungo i fiumi. Se ciò non bastasse, si vuole avviare un processo di disboscamento della Tongass National Forest – una delle più vaste foreste pluviali temperate del pianeta – per costruire miniere, strade e industrie, mentre è stata aperta la possibilità di estrarre petrolio e gas dall'Arctic National Wildlife Refuge (ANWR), la più grande area incontaminata e protetta degli Stati Uniti.
“La storia ci insegna che la quando a gestire le popolazioni di lupi sono i singoli Stati, i lupi muoiono per mano dei cacciatori di trofei”, ha twittato il Wolf Conservation Center in aspro dissenso alle parole della Skipwith. Togliere le tutele a questi animali e riaprire la caccia significa metterli nuovamente e rapidamente a rischio, fra l'altro impedendo di riconquistare gli habitat perduti non ancora raggiunti, dopo la lenta ripresa degli ultimi decenni. L'amministrazione Trump vorrebbe rimuovere ancge le pene legate all'abbattimento accidentale ma prevedibile degli uccelli selvatici, ammorbidendo il cosiddetto Migratory Bird Treaty Act. La decisione potrebbe costare la vita a miliardi di esemplari. Insomma, non è un buon momento per gli animali che vivono sul territorio statunitense.