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La ‘voce dello spazio’ catturata dalla NASA: ecco come ascoltarla

Grazie alle sonde Van Allen Probes gli astronomi della NASA sono riusciti a misurare le onde elettromagnetiche prodotte dalle fluttuazioni del plasma, e convertendole in effetti sonori hanno ottenuto quella che può essere definita “la voce dello spazio”.
A cura di Andrea Centini
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La NASA è riuscita a catturare e registrare la “voce dello spazio”, una sinfonia prodotta da particelle i cui effetti ricordano da vicino quelli ascoltati nei film di fantascienza, ma anche pistole giocattolo e il cinguettio di alcuni uccelli. Lo spazio, benché venga normalmente interpretato come un ambiente vuoto e silenzioso, in realtà è pervaso da particelle cariche elettricamente, che una volta entrate in contatto col cosiddetto plasma, un gas fluttuante, possono sprigionare vere e proprie onde, a loro volta influenzate dai campi elettrici e magnetici. Tali onde possono essere convertite in suoni, ed è proprio ciò che fatto la NASA per ottenere l'affascinante "concerto di elettroni".

Sfruttando le sonde Van Allen Probes della missione Radiation Belt Storm Probes (RBSP), lanciate nello spazio per studiare il campo magnetico terrestre, attraverso lo strumento EMFISIS (Electric and Magnetic Field Instrument Suite and Integrated Science) i ricercatori dell'agenzia spaziale americana hanno innanzitutto misurato le onde elettromagnetiche che circondano la Terra, e successivamente, dopo averne trasferito le frequenze nella gamma dell'udibile, sono riusciti a ottenere i curiosi suoni prodotti dal plasma.

Poiché questo gas non possiede sempre le stesse caratteristiche, anche le onde prodotte – e di conseguenza gli effetti sonori  scaturiti – possono essere molto variabili in base alla zona d'origine. Ad esempio, nella cosiddetta plasmasfera che circonda la Terra, dove il plasma è denso e freddo, esse producono effetti differenti rispetto all'area esterna, che è più calda e meno densa. Qui si generano infatti onde che gli scienziati hanno chiamato “Chorus Radio Waves”, una serie di fischi che ricorda il verso di uccelli tropicali, ma anche il richiamo di alcuni lemuri del Madagascar.

Le onde possono svilupparsi anche nella cosiddetta variante a “fischio” (Whistler waves), che si genera quando le particelle cariche generate dai fulmini vengono scagliate verso l'atmosfera e rimbalzano fin sul campo magnetico terrestre. Il suono scaturito ricorda una sorta di battaglia tra pistole laser giocattolo.

Infine, quando le onde whistler riescono a raggiungere la più lontana plasmasfera si genera un fenomeno chiamato “plasmaspheric Hiss”. Il suono prodotto in questo caso è simile a quello di una stazione radio da sintonizzare, ma può ricordare in parte anche il respiro di Darth Vader di Guerre Stellari.

[credit: NASA/University of Iowa]

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