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La verità sul mito delle falene di Darwin: cos’è e perché l’evoluzionista aveva ragione

Due entomologi dell’Università di Exeter hanno confermato uno degli esempi più celebri per sostenere la teoria evoluzionistica di Charles Darwin, quello della colorazione delle falene Biston betularia, che cambiò in seguito all’inquinamento introdotto dall’uomo durante la Rivoluzione Industriale.
A cura di Andrea Centini
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Confermato uno degli esempi più celebri a sostegno della teoria dell'evoluzione di Darwin: la sopravvivenza delle falene Biston betularia in ambienti più o meno inquinati è davvero legata alla loro colorazione e dunque alla capacità di mimetizzarsi alla vista degli uccelli. A dimostrarlo due entomologi del Centro per l'ecologia e la conservazione presso l'Università di Exeter, in Cornovaglia, i professori Olivia C. Walton e Martin Stevens. Prima di addentrarci negli studi condotti dai due biologi, che insegnano presso il College of Life & Environmental Sciences dell'ateneo britannico, è doveroso innanzitutto soffermarsi sul motivo per cui queste falene divennero un vero e proprio baluardo della teoria evoluzionistica, da ergere contro le convinzioni dei creazionisti.

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A causa dell'inquinamento prodotto dalla Rivoluzione Industriale, l'atmosfera cominciò a riempirsi di polveri scure legate alla combustione del carbone. Depositandosi sugli alberi, la fuliggine iniziò ad uccidere i licheni biancastri dove si mimetizzavano le falene Biston betularia, che così iniziarono a diventare facili prede degli uccelli. Sotto la pressione della selezione naturale, iniziarono ad essere avvantaggiati gli esemplari più scuri, e così emerse in poco tempo una variante della falena detta carbonaria. Quando furono introdotte leggi a tutela dell'aria e i licheni tornarono a crescere rigogliosi, ci fu un nuovo boom delle varianti chiare della falena. Si trattava di un esempio perfetto che gli studiosi sbattevano letteralmente in faccia ai creazionisti, spiegando loro che tutto ciò avveniva sotto la spinta della pressione naturale e non per volontà divina.

Credit: wikipedia
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I due scienziati dell'Università di Exeter, naturalmente, sapevano bene che i ‘fedelissimi' della teoria di Charles Darwin avevano ragione, tuttavia nessuno si era mai preso la briga di quantificare effettivamente i benefici della colorazione delle falene in termini di sopravvivenza. Ebbene, Walton e Stevens hanno scoperto che, nelle foreste incontaminate, le varianti chiare della falena Biston betularia hanno il 21 percento di probabilità in più di sopravvivere. Ciò è dovuto proprio al fatto che possono mimetizzarsi agevolmente sopra ai licheni, passando inosservate agli occhi dei loro principali predatori, gli uccelli.

Credit: wikipedia
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Per determinarlo, hanno utilizzato strumenti digitali in grado di simulare la vista degli uccelli nei boschi britannici, così da capire esattamente quanto fosse facile per questi animali mettere nel mirino le falene scure e le falene chiare e quanto queste ultime fossero ben mimetizzate sulla corteccia degli alberi. Per rendere lo studio ancor più completo e raffinato, hanno addirittura disseminato i boschi di finte falene (basate sulle colorazioni ‘originali' recuperate da collezioni museali) per calcolare efficacemente i tassi di predazione. Da tutte queste analisi è emersa chiaramente la differenza tra la capacità di sopravvivenza delle due forme, confermando a pieno quanto previsto dalla celebre teoria di Darwin. È proprio la colorazione e la capacità di mimetizzarsi a determinarne la possibilità di sopravvivere, ed è per questo che a causa dell'inquinamento provocato dal carbone emerse una forma più scura. I dettagli della ricerca sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Communications Biology.

[Credit: Olivia Walton]

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