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Covid 19

La variante inglese è più contagiosa del 45%, ma il vaccino è efficace contro di essa

Analizzando oltre 300mila tamponi molecolari e mettendo a confronto la diffusione della variante inglese e quella del ceppo originale del coronavirus SARS-CoV-2 in Israele, un team di ricerca dell’Università di Tel Aviv ha dimostrato che il lignaggio emerso nel Regno Unito è il 45% più trasmissibile del virus originale. Ciò nonostante viene ben contrastata dal vaccino, che proprio in Israele ha permesso di salvare un numero significativo di vite in un breve lasso di tempo.
A cura di Andrea Centini
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Particelle virali del coronavirus su cellule in coltura. Credit: NIAID
Particelle virali del coronavirus su cellule in coltura. Credit: NIAID
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Emersa alla fine dello scorso anno nel Regno Unito sudorientale, la cosiddetta variante inglese del coronavirus SARS-CoV-2 è considerata una delle più preoccupanti fra quelle emergenti, a causa della notevole contagiosità e anche della superiore letalità, come evidenziato dallo studio “Risk of mortality in patients infected with SARS-CoV-2 variant of concern 202012/1: matched cohort study” pubblicato sul The British Medical Journal. Dopo essere stata identificata, del resto, in poche settimane è diventata quella dominante in tutta la Gran Bretagna, diffondendosi così in decine di altri Paesi e soppiantando in molti casi il ceppo originale del virus, proprio a causa delle mutazioni che hanno reso il patogeno più subdolo. Uno studio condotto in Israele ha ora dimostrato che la trasmissibilità della variante inglese è del 45 percento superiore rispetto a quella del virus di Wuhan, la città cinese da cui è iniziata la pandemia che stiamo vivendo. Fortunatamente, spiegano i ricercatori israeliani, il vaccino anti Covid è efficace nel contrastare la variante emergente, proteggendo dal rischio di malattia grave e dunque dalla morte.

A condurre l'indagine è stato un team di ricerca guidato da scienziati della Facoltà di Medicina dell'Università di Tel Aviv, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi del Laboratorio Electra-TAU di Omer, del Centro per la Lotta alla Pandemie e del Dipartimento di Ingegneria Industriale. Gli scienziati, coordinati dal professor Ariel Munitz, docente presso il Dipartimento di Microbiologia Clinica e Immunologia dell'ateneo di Tel Aviv, sono giunti alle loro conclusioni dopo aver analizzato i dati di circa 300mila tamponi molecolari eseguiti su cittadini israeliani. I campioni biologici sono stati sottoposti all'esame di laboratorio “reazione a catena della polimerasi inversa” (RT-PCR) tra il 6 dicembre del 2020 e il 10 febbraio del 2021.

“Usiamo un kit che testa tre diversi geni virali. Nella variante britannica, nota anche come B.1.1.7, uno di questi geni, il gene S, è stato cancellato dalla mutazione. Di conseguenza, siamo stati in grado di monitorare la diffusione della variante anche senza sequenziamento genetico”, ha dichiarato il professor Munitz in un comunicato stampa. Gli scienziati hanno rilevato che la diffusione della variante inglese, conosciuta anche come Variant of Concern 202012/01 – VOC-202012/01, è stata rapidissima nel Paese mediorientale. Basti pensare che se alla vigilia di Natale del 2020 rappresentava appena il 5 percento dei risultati positivi, dopo sole sei settimane, nel gennaio del 2021, la variante inglese rappresentava il 90 percento dei casi di COVID-19 in Israele, mentre attualmente arriva al 99,5 percento.

“Per spiegare questo drammatico aumento abbiamo confrontato l'indice Rt del virus SARS-CoV-2 con l'indice Rt della variante britannica. In altre parole, ci siamo posti la domanda: quante persone, in media, contraggono la malattia da ogni persona che ha una delle due varianti? Abbiamo scoperto che la variante britannica è del 45 percento – quasi 1,5 volte – più contagiosa”, ha spiegato il professor Munitz. Il precedente studio “Estimated transmissibility and impact of SARS-CoV-2 lineage B.1.1.7 in England” pubblicato su Science da scienziati della London School of Hygiene and Tropical Medicine aveva dimostrato che la variante inglese poteva avere una trasmissibilità fino al 90 percento superiore rispetto al ceppo originale.

In una seconda parte dello studio, i ricercatori israeliani si sono concentrati sull'efficacia della campagna vaccinale nazionale, la più virtuosa in assoluto a livello mondiale (oltre il 60 percento degli israeliani è già immunizzato). Il professor Munitz e i colleghi hanno osservato un brusco calo di nuovi casi tra gli over 60 della popolazione, la prima a essere protetta dalle somministrazioni del vaccino, in particolar modo nelle case di cura. Nonostante la cavalcata della variante inglese, la diffusione capillare delle dosi del vaccino di Pfizer-BioNTech ha garantito un'esteta protezione e dunque di salvare centinaia di vite in un brevissimo lasso di tempo, come spiegato dagli autori dello studio. I dettagli della ricerca “BNT162b2 Vaccination Effectively Prevents the Rapid Rise of SARS-CoV-2 Variant B.1.1.7 in high risk populations in Israel” sono stati pubblicati sulla rivista Cell Reports Medicine.

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