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La vaquita è quasi estinta: ne restano soltanto 10 esemplari ed è solo colpa nostra

I biologi marini del Comité Internacional para la Recuperación de la Vaquita (CIRVA) hanno annunciato che sono rimaste in natura soltanto dieci vaquita. Il piccolo cetaceo odontocete è stato sterminato dalle reti da pesca illegali piazzate per catturare il totoaba, un pesce la cui vescica natatoria viene venduta sul mercato asiatico a 46mila dollari al chilo.
A cura di Andrea Centini
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La vaquita (Phocoena sinus), un piccolo cetaceo odontocete endemico del Golfo del Messico, è ormai quasi estinta: ne restano infatti soltanto dieci esemplari. Lo hanno annunciato in un nuovo rapporto i biologi marini del Comité Internacional para la Recuperación de la Vaquita (CIRVA), l'organizzazione che da anni si sta battendo strenuamente per salvare il più minacciato dei mammiferi marini. Ma tutti gli sforzi compiuti, compreso quello di catturare gli ultimi esemplari rimasti in natura per provare a confinarli in aree protette in alto mare, sono mestamente falliti.

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Una fine annunciata. Il crollo delle vaquita è stato scandito dai comunicati sempre più drammatici degli studiosi che ne hanno documentato l'inesorabile declino. Nel 1950 si contavano migliaia di esemplari, ma a causa delle reti da pesca piazzate per catturare (illegalmente) il totoaba, un pesce la cui vescica natatoria frutta montagne di dollari ai pescatori di frodo, è iniziato un crollo vertiginoso resosi praticamente irreversibile negli ultimi anni. Nel 2015 furono infatti contati soltanto un centinaio esemplari; nel 2016 ne furono registrati 60 e nell'anno successivo 30. L'estinzione era prevista per il 2018, ma gli ultimissimi esemplari di questa piccola focena sono riusciti a superare questo triste traguardo; l'ultimo comunicato datato 14 marzo 2019 indica ancora la presenza di dieci esemplari in vita.

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Salvarle è ancora possibile. L'estinzione appare ormai inevitabile, ma gli scienziati sottolineano che forse è ancora possibile fare qualcosa, bloccando tutte le attività di pesca nell'area in cui sopravvivono gli ultimissimi esemplari. Ma poiché un chilogrammo di vescica natatoria essiccata di totaba si vende a 46mila dollari sul mercato asiatico, i pescatori di frodo non solo non sono interessati alle sorti delle vaquita, ma sono diventati sempre più aggressivi nei confronti dei pescatori legali e della marina messicana che provano a proteggere il piccolo cetaceo. Il governo locale nel 2015 aveva istituito in un'area di 13 mila chilometri quadrati libera dalla pesca, risarcendo con decine di milioni di euro pescatori e industrie per coprire i danni del blocco delle attività, ma non è servito a nulla, perché i criminali hanno continuato a imperversare per catturare i totoaba uccidendo le vaquita. “C'è ancora speranza – sottolineano i ricercatori – le vaquita producono ancora piccoli e gli animali restanti sono sani”, ma serve un'azione energica e determinata per scongiurarne l'imminente estinzione. Anche se il collo di bottiglia genetico legato alla sopravvivenza di così pochi esemplari mette comunque seriamente a rischio la ripresa. Dopo il lipote, un delfino di fiume asiatico, la vaquita potrebbe essere il secondo cetaceo estinto per mano dell'uomo.

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