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La top five della scienza italiana nel 2014

Tempo di bilanci, vista l’imminente fine dell’anno: ecco soltanto alcuni tra i più significativi contributi dati nel 2014 dal nostro Paese alla conoscenza.
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A cura di Nadia Vitali
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Rappresentazione artistica dello sgancio di Philae da Rosetta, mentre il lander si dirige sulla Cometa
Rappresentazione artistica dello sgancio di Philae da Rosetta, mentre il lander si dirige sulla Cometa

Missione Rosetta

È il più grande successo dell'anno, in cima alle classiche di tutte le riviste specializzate, e reca su di sé diverse firme italiane: la missione Rosetta, che per prima ha portato qualcosa di umano su una Cometa, la 67P/Churyumov-Geramisenko, è talmente italiana che potremmo farne quasi un orgoglio nazionale. Italiano il direttore di volo, Andrea Accomazzo, primo nella top ten degli scienziati del 2014 stilata dalla redazione di Nature, che da diciotto anni lavora al progetto e nell'ultimo decennio è stato a capo del team che ha guidato la sonda nel suo inseguimento della Cometa attraverso le immensità dello spazio.

Ma italiani sono anche molti degli strumenti a bordo di Rosetta e di Philae: in primo luogo tre raffinati dispositivi presenti sull'orbiter, ossia VIRTIS (Visible Infrared and Thermal Imaging Spectrometer) progettato dall'INAF-IAPS di Roma e sotto la responsabilità scientifica dello IAPS; GIADA (Grain Impact Analyser and Dust Accumulator), sotto la responsabilità scientifica dell'Università Parthenope di Napoli, e la WAC (Wide Angle Camera) di OSIRIS (Optical Spectroscopic and Infrared Remote Imaging System) sotto la responsabilità scientifica dell'Università di Padova e del CISAS. Ma anche il lander ha un sistema di acquisizione e distribuzione dei campioni made in Italy (l'ormai famigerato trapano) realizzato dal  Politecnico di Milano, nonché il sottosistema di pannelli solari. Insomma, il successo di Rosetta si è avvalso profondamente della collaborazione delle nostre menti e della nostra industria aerospaziale.

Il vaccino anti- ebola

Entro la fine dell'anno sarà possibile fare anche un bilancio (purtroppo sempre relativo) della più grave epidemia di ebola mai verificatasi nella storia, almeno da quando l'uomo conosce il temibile virus. Purtroppo, mentre l'attenzione da parte dei media ha mostrato una tendenza decisamente calante nelle ultime settimane, lo stesso non accade per la malattia che continua a flagellare l'Africa occidentale. Tuttavia una solo aspetto positivo è emerso da questo «disastro biologico» inizialmente sottovalutato: il lavoro di ricercatori in diverse parti del mondo finalizzato alla realizzazione di un rimedio contro l'ebola virus: siero o vaccino, qualcosa in grado di porre fine alla devastazione.

In questo il nostro Paese vanta dei giusti meriti, essendo italiano un vaccino la cui sperimentazione sugli uomini è iniziata a fine settembre in Europa e negli Stati Uniti: i risultati per il momento sono incoraggianti, anche se l'accelerata data ai tempi canonici per renderlo disponibile deve comunque rispettare i vincoli imposti dalla sicurezza sanitaria. Messo a punto e prodotto dall'azienda italiana Okairos nei laboratori di ricerca del CEINGE di Napoli e in quelli di sviluppo dell’IRBM Science Park di Pomezia, il vaccino porta la firma del contributo fondamentale del biologo molecolare Riccardo Cortese. Le speranze riposte in esso sono altissime. Sarebbe un gran trionfo se riuscisse ad arginare l'epidemia, considerando che proprio poco tempo fa l'Organizzazione Mondiale della Sanità ha pubblicamente rampognato Big Pharma per lo scarso interesse scientifico dimostrato nei confronti dell'ebola, perché portatore di una malattia dalla quale difficilmente ci si potrà arricchire.

L'Oceano di Encelado

Non solo Marte: per quanti cercano tracce di vita, o di acqua, nel nostro Sistema Solare, Encelado costituisce una frontiera da non sottovalutare. Grazie alle osservazioni effettuate attraverso la sonda Cassini, infatti, alcuni scienziati hanno raccolto prove a sostegno dell'ipotesi che il satellite di Saturno, uno dei tantissimi che orbitano attorno al Pianeta con gli anelli, celi una riserva d'acqua ricchissima. I ricercatori guidati da Luciano Iess della Sapienza – Università di Roma hanno quindi confermato quanto già sostenuto in base ad osservazioni precedenti, ossia che al di sotto della superficie ghiacciata che ricopre l'emisfero meridionale della Luna, ci sia un Oceano alla profondità di circa 30-40 chilometri, profondo a sua volta 8 chilometri, il quale poggerebbe quasi sicuramente su roccia anziché su ghiaccio, come accade per altri satelliti del Sistema Solare, come ad esempio Titano.

Rappresentazione artistica della superficie di Encelado, con un caratteristico geyser
Rappresentazione artistica della superficie di Encelado, con un caratteristico geyser

Le signore italiane della scienza

Per loro il "soffitto di cristallo" non ha costituito un ostacolo insuperabile: scienziate che rappresentano l'Italia al di fuori dei confini nazionali che, proprio nel 2014, hanno ricevuto prestigiosi riconoscimenti della loro carriera attraverso incarichi che fino ad ora erano stati ricoperti principalmente da uomini. La fisica Fabiola Gianotti, la scienziata che annunciò la scoperta del bosone di Higgs, all'inizio dello scorso novembre è stata nominata Direttore Generale dell’Organizzazione Europea per la Ricerca Nucleare (CERN), prima donna in assoluto a ricoprire questa carica: il suo mandato durerà cinque anni a partire dal 1° gennaio del 2016. Incarico prestigioso anche per l'astrofisica Simonetta di Pippo, già Direttore del Volo Umano presso l'Agenzia Spaziale Europea, nominata lo scorso marzo Direttore dell’United Nations Office for Outer Space Affairs (UNOOSA). Per la prima volta, il nostro Paese si ritrova al vertice dell'organo responsabile dei programmi ONU di promozione della cooperazione internazionale nel settore spaziale: un trionfo doppio, dato che taglia questo traguardo grazie ad una donna.

Senza dimenticare che, attualmente, nella Stazione Spaziale Internazionale c'è un'italiana, Samantha Cristoforetti, la prima donna mandata in orbita dal nostro Paese.

Finalmente… i neutrini!

Nel 2014 l'esperimento Borexino dell'Istituto Nazionale di Astrofisica, attraverso gli scienziati a lavoro nel Laboratorio Nazionale del Gran Sasso, è riuscito finalmente, per la prima volta da quando ha iniziato la raccolta dati nel 2007, ad osservare i neutrini, ossia le particelle subatomiche elementari prodotte dalle reazioni nucleari che avvengono nelle Stelle e, in particolare, nel Sole o anche dai processi di decadimenti radioattivi che hanno luogo all'interno della Terra. I neutrini interagiscono pochissimo con la materia, ragion per cui possono attraversare l'Universo con limitate interferenze: questo ne fa degli "strumenti" estremamente importanti per l'esplorazione di luoghi altrimenti inaccessibili, come l'interno del Sole e del nostro Pianeta. Tuttavia le loro caratteristiche li rendono anche molto elusivi, per cui individuarli (grazie a rilevatori "schermati", ossia posti sottoterra, dove le altre particelle provenienti dal cosmo vengono assorbite dalla roccia) si è rivelata un'impresa tutt'altro che facile: alla fine, tuttavia, coronata dal successo.

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