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La terza dose del vaccino Covid di Pfizer efficace al 95,6%, anche contro la variante Delta

Il colosso farmaceutico Pfizer ha annunciato che una dose di richiamo (terza dose) del suo vaccino Covid a mRNA ha un’efficacia relativa del 95,6 percento. Il risultato deriva da uno studio di Fase 3 randomizzato e controllato con placebo, nel quale è stato confrontato il tasso di COVID-19 sintomatica in due gruppi di partecipanti. Nel gruppo trattato con la terza dose sono stati riscontrati solo 5 casi, contro i 109 del gruppo placebo. Il test è stato condotto in piena circolazione della variante Delta.
A cura di Andrea Centini
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La terza dose del vaccino Covid di Pfizer ha una elevatissima efficacia – pari al 95,6 percento – nel proteggere dall'infezione sintomatica, anche quella innescata dalla famigerata variante Delta (B.1.617.2, ex seconda indiana) del coronavirus SARS-CoV-2, divenuta dominante nei mesi scorsi dopo aver soppiantato la Alfa (B.1.1.7, ex inglese). Ad annunciare che il richiamo o booster del Tozinameran/BNT162b2 (nome commerciale Comirnaty) risulta estremamente protettivo contro la COVID-19 è stato lo stesso colosso farmaceutico americano, che ha anticipato i risultati di uno studio di Fase 3 randomizzato e controllato con placebo, ovvero con tutti i crismi della ricerca scientifica rigorosa (non a caso è considerato il “gold standard”).

I ricercatori hanno coinvolto nel trial clinico oltre diecimila partecipanti con un'età pari o superiore ai 16 anni, divisi in due gruppi: al primo è stata somministrata la terza dose (da 30 microgrammi) del vaccino anti Covid; al secondo il placebo. Tutti hanno ricevuto il farmaco o il placebo a circa 11 mesi dal completamento del ciclo vaccinale, cioè dopo le due dosi di base del Comirnaty, il vaccino a RNA messaggero messo a punto in collaborazione con la società biotecnologica tedesca BioNTech. I ricercatori hanno valutato efficacia e sicurezza del richiamo, confrontando il tasso di infezione sintomatica emerso nei due gruppi. La valutazione è stata fatta a partire dal settimo giorno dell'inoculazione e per i successivi due mesi e mezzo.

Nel gruppo trattato col richiamo del vaccino sono stati rilevati solo 5 casi di COVID-19, contro i 109 nel gruppo che aveva ricevuto il placebo e completato la sola vaccinazione di base. Ciò indica che il richiamo o booster del vaccino Covid di Pfizer ha un'efficacia relativa del 95,6 percento, quando somministrato a poco meno di un anno dalla seconda dose. Uno degli aspetti più significativi è che la terza dose è stata somministrata in piena circolazione della variante Delta, della quale sono state determinate maggiori contagiosità ed elusività nei confronti degli anticorpi neutralizzanti, sia quelli innescati da una precedente infezione naturale che quelli del vaccino. In parole semplici, il richiamo protegge dalla variante Delta in modo non dissimile da quanto facevano le due dosi contro le varianti circolanti nelle fasi precedenti della pandemia (l'efficacia risultante risultava attorno al 95 percento).

“Questi risultati forniscono un'ulteriore prova dei benefici dei richiami poiché puntiamo a mantenere le persone ben protette contro questa malattia”, ha dichiarato in un comunicato stampa il dottor Albert Bourla, presidente e amministratore delegato di Pfizer. “Oltre ai nostri sforzi per aumentare l'accesso globale e la diffusione tra i non vaccinati, riteniamo che i richiami abbiano un ruolo fondamentale da svolgere nell'affrontare la minaccia per la salute pubblica a causa di questa pandemia. Non vediamo l'ora di condividere questi dati con le autorità sanitarie e di lavorare insieme per determinare come possono essere utilizzati per supportare il lancio di dosi di richiamo in tutto il mondo”, ha aggiunto il dirigente della casa farmaceutica.

Va tenuto presente che la dose di richiamo di cui parla Pfizer non è la terza dose in senso stretto cui fa riferimento l'Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA). La terza dose effettiva è infatti quella per concludere il ciclo vaccinale di base nei soggetti immunodepressi (per condizioni cliniche e utilizzo di farmaci immunosoppressori), cui le due dosi standard non sono ritenute sufficienti per innescare una risposta immunitaria adeguata. Il richiamo periodico o booster potrebbe essere invece previsto ogni anno per tutti, esattamente come avviene per il vaccino antinfluenzale. I dati diffusi da Pfizer dimostrano che i booster garantiscono una significativa protezione dall'infezione sintomatica, diventando fondamentali nella gestione della pandemia e nel contrasto della variante Delta.

“Questi importanti dati si aggiungono al corpo di prove che suggeriscono che una dose di richiamo del nostro vaccino può aiutare a proteggere un'ampia popolazione di persone da questo virus e dalle sue varianti”, ha affermato il professor Ugur Sahin, co-fondatore e amministratore delegato di BioNTech. “Sulla base di questi risultati, riteniamo che, oltre all'ampio accesso globale ai vaccini per tutti, le vaccinazioni di richiamo potrebbero svolgere un ruolo importante nel sostenere il contenimento della pandemia e il ritorno alla normalità”, ha concluso l'esperto.

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