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La storia della “città sommersa” che fu costruita dalla natura

Un sito sottomarino sembrava ospitare le vestigia di una città sommersa. E invece…
A cura di Nadia Vitali
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University of Athens
University of Athens

Li avevano individuati lì, i resti di quella che sembrava una città perduta per sempre, distrutta e poi dimenticata quando onde imponenti colpirono le coste dell'isola greca di Zante (la Zacinto di Ugo Foscolo). L'antica civiltà dei greci, che non ha mai smesso di stupire, ammaliare ed incantare, sembrava pronta a regalare una nuova sorpresa agli archeologi. E invece una ricerca condotta dalle università di Atene e dell'East Anglia (UEA) ha svelato che le rovine in questione sono state create semplicemente da un fenomeno naturale.

Colonne e pavimenti?

A vederle sembrerebbe proprio opera dell'uomo: basi di colonne, suoli pavimentati, corti squadrate. In realtà è la geologia la mano che ha modellato questa “città sommersa”, circa cinque milione di anni fa, durante il Pliocene. Il professor Julian Andrews della UEA, principale autore dello studio, ha spiegato che la presenza di elementi che potevano far pensare ad un antico porto sommerso era stata già messa in dubbio dalla “misteriosa” mancanza di altri segni: sarebbe, infatti, quanto meno bizzarro non ritrovare frammenti di ceramica, ad esempio. Da qui l'idea di soffermarsi sulla mineralogia e sulla chimica del sito, con un team di geologi che investigasse nella composizione mineralogica di quelle strutture sottomarine, ricorrendo ai raggi X, al microscopio e alle tecniche che sfruttano le analisi degli isotopi stabili.

Quello che si credeva fosse un pavimento (University of Athens)
Quello che si credeva fosse un pavimento (University of Athens)

L'Atlantide dei batteri

Ne è emerso che il mito di Atlantide c'entra molto poco: quelle formazioni, collocate tra i due e i cinque metri sott'acqua e scoperte soltanto nel 2014, sono il risultato del lavoro di alcuni batteri. La distribuzione delle "ciambelle" che sembrano basi di colonna, spiegano i ricercatori, va ricondotta alla fuoriuscita di metano da una sorta di spaccatura del fondale marino; i batteri lì presenti utilizzano questo metano come un carburante che consente di portare avanti un processo che trasforma la chimica dei sedimenti, dando origine ad un tipo naturale di cemento che, in questo caso, era formato da un minerale chiamato dolomite. Costituita da calcio e magnesio, la dolomite risulta piuttosto rara nelle formazioni sottomarine; al contrario è abbastanza comune nei sedimenti ricchi di microrganismi.

Quel che resta di una colonna? A quanto pare no (University of Athens)
Quel che resta di una colonna? A quanto pare no (University of Athens)

Qualcosa del genere avviene nel Mare del Nord. Qui, al largo della spiaggia greca di Alikanas, l'erosione ha fatto il resto, esponendo oggi quelle forme che hanno tratto in inganno quanti speravano di trovarsi davanti ad una città sommersa. In effetti va detto che fenomeni simili sono abbastanza rari nelle acque basse: scoperte del genere tendono a collocarsi a molte centinaia, e a volte anche migliaia, di metri di profondità.

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