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La sonda Voyager 2 è entrata nello spazio interstellare e ha “fiutato” qualcosa di strano

Il 5 novembre del 2018 la sonda Voyager 2 della NASA si è ufficialmente tuffata nello spazio interstellare, superando la cosiddetta eliopausa plasmata dal vento solare e dai raggi cosmici dello spazio profondo. I dati raccolti e analizzati dagli scienziati hanno rilevato delle nette differenze con quelli rilevati dalla sonda Voygaer 1, che fece lo stesso “tuffo” nel 2012.
A cura di Andrea Centini
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Credit: NASA JPL/CALTECH
Credit: NASA JPL/CALTECH

La sonda Voyager 2 della NASA, lanciata il 20 agosto del 1977 da Cape Canaveral, il 5 novembre 2018 è ufficialmente entrata nello spazio interstellare, e i suoi sensori hanno “fiutato” qualcosa di insolito nell'ambiente in cui si incontrano i raggi cosmici provenienti dallo spazio profondo e le particelle emesse dal Sole. L'annuncio del superamento della cosiddetta eliopausa, il confine della “bolla” (eliosfera) influenzata dal vento solare, fu dato a dicembre del 2018 dal Jet Propulsion Laboratory della NASA, tuttavia mancavano ancora le conferme ufficiali, che sono arrivate grazie all'analisi dei dati raccolti dalla sonda.

La sonda Voyager 2 ha compiuto il tuffo nello spazio interstellare diversi anni dopo la Voyager 1, lanciata con un paio di settimane di ritardo dalla stessa base aerospaziale. La Voyager 1, infatti, oltrepassò l'eliopausa nel 2012, con largo anticipo rispetto alla sonda gemella; quest'ultima fu infatti inviata ad esplorare Urano e Nettuno sfruttando un particolare allineamento dei pianeti. In pratica, si attardò sulla tabella di marcia che l'avrebbe portata a tuffarsi nello spazio profondo, dopo aver studiato anche i giganti gassosi Giove e Saturno. Grazie ai dati raccolti dalla Voyager 1 nel 2012 e quelli della Voyager 2 nel 2018, soltanto adesso gli scienziati iniziano a comprendere le caratteristiche lo strano mondo di confine dell'eliopausa.

Curiosamente, Voyager 2 ha rilevato un campo magnetico esterno all'eliopausa più forte rispetto a quello intercettato dalla Voyager 1; ciò suggerisce che il campo magnetico interstellare possa variare a distanze relativamente brevi. L'eliopausa, inoltre, sembra essere più sottile nella zona di Voyager 2. Gli scienziati hanno anche rilevato rapporti opposti tra i flussi di raggi cosmici ad alta energia e particelle a bassa energia, prima e dopo il passaggio dell'eliopausa da parte delle due sonde. Va tenuto presente che lo strumento per analizzare il plasma di Voyager 1 era rotto quando entrò nel mezzo interstellare, dunque gli scienziati stanno studiando per la prima volta i dati completi di questo mondo ignoto. Del resto lo spazio interstellare è stato raggiunto solo dalle due sonde Voyager, dopo oltre 42 anni di viaggio e una distanza di oltre 120 Unità Astronomiche per Voyager 2 (una UA è pari a 150 milioni di chilometri circa, la distanza che separa la Terra dal Sole). Voyager 1 al momento si trova a 148 UA di distanza. Tutti i dati suggeriscono che sappiamo ancora molto poco di questa tumultuosa regione di confine, dove le particelle del vento solare si incontrano con i raggi cosmici provenienti da galassie e stelle dello spazio profondo.

Le differenze fra i set di dati raccolti potrebbero dipendere da vari fattori. Fra quelli contemplati, il fatto che Voyager 1 oltrepassò l'eliopausa durante il massimo solare del ciclo undecennale del Sole, dunque quando il vento solare era più forte, mentre adesso ci troviamo nella fase di minimo e il vento solare è più debole. I dettagli sul tuffo della Vojager 2 nel mezzo interstellare sono stati pubblicati in cinque articoli su Nature Astronomy e sul sito del Jet Propulsion Laboratory della NASA.

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