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La più antica ape impollinatrice in un meraviglioso fossile d’ambra di 100 milioni di anni

In un blocco d’ambra di 100 milioni di anni recuperato in Birmania (o Myanmar) è stata scoperta la più antica ape impollinatrice nota agli scienziati. Oltre al polline, fissato sulla peluria delle zampe come nelle api moderne, sono stati individuati anche alcuni parassiti, che probabilmente hanno fatto finire l’insetto nella resina.
A cura di Andrea Centini
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L'ape preistorica Discoscapa apicula, la prima con polline mai trovata. Credit: George Poinar Jr., OSU College of Science.
L'ape preistorica Discoscapa apicula, la prima con polline mai trovata. Credit: George Poinar Jr., OSU College of Science.

La più antica ape preistorica con polline è stata rinvenuta in un blocco d'ambra fossile di 100 milioni di anni. L'incredibile reperto, risalente al Cretaceo medio, è stato recuperato nel cuore di una miniera sita nella valle di Hukawng, nello stato di Kachin della Birmania (o Myanmar). Oltre al polline, nei pressi e sul corpo dell'imenottero sono stati trovati numerosi parassiti, che ancora oggi rappresentano una minaccia per le api (in particolar modo per le larve). Anche in questo caso si tratta dell'associazione più antica tra questi due gruppi di invertebrati. Gli scienziati ipotizzano che possano essere stati proprio i parassiti a far finire l'ape nella resina di un albero, che l'ha inglobata mantenendola integra fino ai giorni nostri.

Il polline sulle zampe dell'ape
Il polline sulle zampe dell'ape

A descrivere lo spettacolare fossile è stato il professor George Poinar Jr. dell'Università Statale dell'Oregon. Lo studioso, docente presso il Dipartimento di Biologia Integrativa dell'ateneo statunitense, dalle analisi sul reperto ha determinato che l'ape – scientificamente chiamata Discoscapa apicula – appartiene a una specie, a un genere e persino a una famiglia precedentemente sconosciuti. Possiede diverse caratteristiche anatomiche presenti nelle api moderne, come peluria, un pronoto (torace degli insetti) arrotondato ed escrescenze sulle zampe posteriori; ma anche in comune con le vespe apoidi, come alcune tipiche venature sulle ali e le antenne orientate verso il basso. L'ape preistorica possiede tuttavia un tratto esclusivo e mai osservato prima, sia tra le api che tra le vespe, viventi o preistoriche che siano; si tratta della base delle antenne, che presenta un doppio segmento.

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Il dettaglio più importante del fossile risiede nella presenza del polline e dei parassiti. Questi elementi indicano che l'ape, prima finire nell'ambra, aveva visitato diversi fiori. Si ritiene che le piante con fiori siano emerse circa 130 milioni di anni fa, e da allora si sono strettamente co-evolute con gli insetti; questi ultimi, infatti, ottengono delizioso nettare dai fiori, mentre le piante possono riprodursi grazie al fondamentale processo dell'impollinazione. Le api che si nutrono di nettare derivano da vespe apoidi carnivore; gli scienziati non sanno come e quando avvenne questa transizione da insetti carnivori a palinivori (che si nutrono di polline), ma il fossile trovato in Birmania ci indica che già nel Cretaceo medio, un periodo ancora dominato dai dinosauri, questa relazione tra api e piante da fiore era già in atto e ben collaudata. Anche gli scarabei parassiti si attaccano alle api durante l'impollinazione, dunque 100 milioni di anni fa si era già evoluto anche il rapporto tra queste specie. I dettagli sull'ape preistorica sono stati pubblicati sulla rivista scientifica BioOne Complete.

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