La pillola anti Covid di Merck dimezza il rischio di ricovero in ospedale o morte
Il colosso farmaceutico Merck & Co ha annunciato che la sua pillola anti Covid (il molnupiravir) ha abbattuto di circa il 50 percento il rischio di ospedalizzazione e morte nei pazienti con la forma lieve o moderata dell'infezione da coronavirus SARS-CoV-2. I risultati sono stati così positivi e significativi che, in accordo la Food and Drug Administration (FDA) statunitense, l'arruolamento di nuovi volontari per lo studio di Fase 3 “MOVe-OUT” è stato interrotto in anticipo. Contestualmente, Merck ha deciso di depositare la richiesta all'autorizzazione per l'uso di emergenza del molnupiravir, che aveva già dato ampia dimostrazione di sicurezza ed efficacia nelle indagini precliniche e nei primi test sull'uomo.
Lo studio ha valutato gli esiti clinici di circa 760 pazienti con COVID-19 nella fase iniziale cui sono stati somministrati il molnupiravir o un placebo, entro il 5 agosto di quest'anno. Lo studio avrebbe dovuto coinvolgere 1.550 partecipanti, ma come indicato i risultati preliminari positivi hanno spinto ricercatori e autorità competenti a sospendere in anticipo la sperimentazione. Dall'analisi dei dati è emerso che la pillola anti Covid di Merck, realizzata in collaborazione con la società di biotecnologie Ridgeback Biotherapeutics, ha abbattuto di circa il 50 percento il rischio di ricovero in ospedale o morte in coloro che l'hanno assunta rispetto ai pazienti trattati col placebo. Nello specifico, entro il giorno 29 dalla somministrazione ha necessitato di cure ospedaliere solo il 7,3 percento dei pazienti trattati col molnupiravir, contro il 14,1 percento di quelli del gruppo placebo. Sono stati inoltre registrati otto decessi tra i pazienti trattati con placebo, ma nessuno nel gruppo molnupiravir.
Ma come funziona esattamente il molnupiravir? Tecnicamente si tratta di un inibitore dell’RNA polimerasi virale, l’enzima che permette al patogeno pandemico di replicarsi nelle cellule umane. In parole semplici, il farmaco di Merck punta a modificare l'RNA del coronavirus SARS-CoV-2 inducendo degli errori di copiatura durante il processo di replicazione; tali errori portano alla neutralizzazione del virus e ne impediscono di conseguenza la diffusione nell'organismo. Nei pazienti con la forma lieve o moderata della COVID-19, di fatto, la pillola anti Covid punta ad abbattere la carica virale ed evitare il peggioramento delle condizioni di salute. Gli antivirali orali hanno anche il potenziale di abbattere la durata della malattia e di ridurre il rischio di trasmissione in caso di contatto con un positivo, come affermato alla CNN dal professor Timothy Sheahan, virologo presso l'Università della Carolina del Nord di Chapel Hill. Non è un caso che il molnupiravir e le altre due pillole anti Covid più promettenti, l'AT-527 di Atea Pharmaceuticals e Roche e PF-07321332 di Pfizer, negli studi clinici in cui sono coinvolte vengono somministrate sia a persone che hanno la forma lieve dell'infezione che a quelle in contatto stretto con un contagiato, come un membro del nucleo famigliare.
“Sono necessari urgentemente più strumenti e trattamenti per combattere la pandemia di COVID-19, che è diventata una delle principali cause di morte e continua a colpire profondamente pazienti, famiglie e società e mettere a dura prova i sistemi sanitari in tutto il mondo”, ha dichiarato in un comunicato stampa il dottor Robert M. Davis, amministratore delegato e presidente Merck. “Con questi risultati convincenti, siamo ottimisti sul fatto che il molnupiravir possa diventare un farmaco importante come parte dello sforzo globale per combattere la pandemia”, ha aggiunto il dirigente, sottolineando che la casa farmaceutica sta lavorando alacremente con le agenzie di regolamentazione per rendere il farmaco disponibile al più presto per tutti i pazienti. Assieme ai vaccini le pillole anti Covid rappresentano una delle armi più preziose per tornare alla normalità, anche grazie alla facilità di distribuzione e assunzione rispetto ad altri trattamenti.