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La pianta sarda che blocca l’HIV: come fa ad impedire al virus di replicarsi

Nelle foglie di una pianta che cresce solo in Sardegna sono state scoperte sostanze in grado di bloccare due enzimi alla base della replicazione del virus dell’HIV, responsabile dell’AIDS.
A cura di Andrea Centini
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Una pianta endemica della Sardegna contiene sostanze in grado di bloccare la replicazione del virus dell'HIV, che è responsabile dell'AIDS (sindrome da immunodeficienza acquisita). Lo ha scoperto un team di ricerca internazionale guidato da studiosi del Dipartimento di Scienze della Vita e dell'Ambiente presso l'Università di Cagliari, dopo aver condotto alcuni specifici test di laboratorio.

La pianta virtuosa è la Hypericum scruglii, scoperta e classificata di recente. Il suo nome è un omaggio al botanico Antonio Scrugli, fatto dal direttore dell’Orto botanico dell’ateneo cagliaritano Gianluigi Bacchetta. L'Hypericum scruglii non si trova ovunque nell'affascinante isola italiana, ma soltanto in alcuni territori centro-orientali, più precisamente ai Tacchi dell’Ogliastra e nel territorio di Laconi.

Ma come riesce a bloccare la replicazione del virus dell'HIV? Gli studiosi, guidati dalla virologa Francesca Esposito e dalla botanica Cinzia Sanna, hanno estratto dalle sue foglie alcuni metaboliti appartenenti alla classe dei floroglucinoli prenilati, che testati su saggi biochimici si sono dimostrati efficaci inibitori di due enzimi chiave alla base della replicazione del virus dell'HIV, come l'HIV-1 integrasi (IN). Alcuni dei metaboliti estratti dalla Hypericum scruglii hanno dimostrato un'efficacia maggiore di altri.

L'idea degli studiosi cagliaritani, che hanno collaborato con i colleghi dell'Università dell'Insubria, dell'Università della Campania e del Max Planck Institute for Chemical Ecology di Jena (Germania), è quella di produrre farmaci antivirali innovativi, in grado di ridurre il numero di medicinali che i pazienti sieropositivi sono costretti ad assumere. Ciò potrebbe essere reso possibile proprio grazie alle qualità dei composti estratti dalla pianta sarda, perfettamente integrati nell'approccio "multitarget" promosso dai ricercatori.

Come ha sottolineato la dottoressa Esposito, non si tratta di una pianta tossica; una specie appartenente allo stesso genere viene già utilizzata come rimedio naturale da alcune comunità sarde per lenire il dolore provocato dalle ustioni. I dettagli della promettente ricerca a guida italiana sono stati pubblicati sull'autorevole rivista scientifica PloS ONE.

[Credit: Università di Cagliari]

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