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La metà dei fiumi e dei laghi in Europa è a rischio

La presenza eccessiva di composti chimici organici mette in serio pericolo la biodiversità dei bacini d’acqua dolce del Vecchio Continente.
A cura di Nadia Vitali
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Uno scorcio del Danubio nel 2010, quando i fanghi tossici causarono un disastro ambientale
Uno scorcio del Danubio nel 2010, quando i fanghi tossici causarono un disastro ambientale

Probabilmente oggi nessuno verrebbe più ispirato dalle onde del "bel Danubio blu" per scrivere della musica: le acque del fiume europeo, infatti, sono ormai sofferenti da anni, avendo visto i propri equilibri alterarsi drammaticamente. Una buona parte dei bacini idrografici del Vecchio Continente, in vero, versa in condizioni preoccupanti: addirittura la metà delle acque dolci europee, tra fiumi e laghi, risulta a rischio. È quanto emerge da uno studio recentemente reso noto attraverso un articolo pubblicato da PNAS, condotto dai ricercatori tedeschi del centro Helmholtz per la ricerca ambientale di Lipsia e dell'Istituto per le Scienze Ambientali dell'università Koblenz-Landau.

Il problema dei dati: scarsi e frammentari

La protezione delle «chiare fresche e dolci acque» – nonché degli ecosistemi che da queste dipendono per la propria esistenza – dagli inquinanti chimici è fondamentale sia per preservare la biodiversità sia per garantire ai Paesi approvvigionamenti idrici di buona qualità che non costituiscano un pericolo per la salute pubblica. Molti composti chimici organici sono stati già in passato accusati di avere un impatto negativo sulle acque: tuttavia le indagini condotte in merito alla presenza e alla concentrazione di agenti inquinanti di questo tipo sono sempre state limitate a studi locali e regionali; altre volte hanno preso in esame soltanto uno dei "veleni" delle acque. Insomma, la scarsezza di rilevamenti su larga scala non ha consentito fino ad ora di valutare accuratamente quale sia l'entità del rischio legato alla presenza di composti chimici nelle acque.

Pesticidi, petrolio e non solo

I ricercatori tedeschi hanno quindi ampliato il raggio degli studi, portandolo nei bacini idrici dell'intera Europa: i risultati delle indagini hanno evidenziato come le sostanze chimiche minaccino l'integrità ecologica, e di conseguenza la biodiversità, di circa la metà dei laghi e dei fiumi oggetto dello studio. I dati presi in esame sono il frutto dei monitoraggi condotti dai governi dei diversi Paesi in circa 4.000 siti: questo significa che, a causa delle forti limitazioni e alle mancanze spesso associate a tali programmi di monitoraggio, c'è la possibilità che i numeri finali presentino comunque una sotto-stima notevole del pericolo.

Composti chimici organici sono risultati causa di effetti letali (rischio acuto) su pesci, invertebrati e diverse specie di alga nel 14% dei casi; nel 42% dei siti, invece, i danni sono sul lungo termine (rischio cronico). Delle 223 sostanze monitorate, il maggiore contributo al rischio chimico è stato osservato nei pesticidi, negli idrocarburi policiclici aromatici (associati al carbon fossile e al petrolio, ma anche ai processi di combustione) e nei ritardanti di fiamma brominati. La presenza di alcune tra tali sostanze è spiegabile facilmente in ragione della stretta connessione di queste con le attività legate all'agricoltura, nelle zone dove sono stati individuati i bacini; ma non soltanto, se si considera anche l'impatto dei composti organici TBT presenti nelle vernici anti-vegetative che vengono utilizzate per pitturare gli scafi delle imbarcazioni.

Problemi di monitoraggio

Gli esperti suppongono che la situazione sia, in verità, assai più drammatica: bisogna infatti considerare che lo studio ha ripreso, elaborato ed unito le informazioni provenienti da precedenti indagini. Questo significa, in buona sostanza, che le aree dell'Europa dove minore attenzione è riservata al monitoraggio delle acque potrebbero fornire dettagli ulteriori, contribuendo ad aggravare il quadro della situazione. In passato altre ricerche si erano preoccupate di analizzare già, ad esempio, le quantità di un singolo agente inquinante nelle acque; oppure la presenza di veleni in un circoscritto bacino idrico; o, ancora, gli effetti derivanti dalla presenza di composti alteranti nelle acque su una singola specie. La possibilità di avere una panoramica generale, oltre a lanciare un allarme ben preciso, potrebbe anche consentire a chi di dovere di dedicarsi alla messa a punto di adeguate contromisure: contromisure che, vista la diffusione, la concentrazione ma anche la stessa natura degli agenti inquinanti in questione, potrebbero essere molto difficili da elaborare.

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