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La fauna selvatica sta tornando in Europa

Alcune specie animali caratteristiche del Vecchio Continente stanno assistendo da qualche decennio ad un lieve incremento che fa ben sperare.
A cura di Nadia Vitali
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Bisonti europei (Bison bonasus) in un bosco della Germania
Bisonti europei (Bison bonasus) in un bosco della Germania

Castori, bisonti ed aquile sono tra gli animali che, negli ultimi cinquant'anni, stanno tornando a popolare sempre più le aree incontaminate d'Europa, in accordo con quelli che sono i risultati di una vasta indagine sul territorio che ha selezionato 37 differenti specie che hanno mostrato segnali di recupero nel proprio stato di conservazione. Gli studiosi hanno seguito gli animali, studiato le oscillazioni numeriche relative al loro numero ed esaminato le possibili ragioni alla base di questo positivo incremento: ne è risultato un report, Wildlife Comeback in Europe, che si è avvalso dei contributi di Zoological Society of London, BirdLife International ed European Bird Census Council, commissionato da Rewilding Europe. A dispetto della buona notizia, gli autori della ricerca ci hanno tenuto ad evidenziare come tali storie di successo nella conservazione si inseriscono in un mondo nel quale la biodiversità va gradualmente perdendosi, con danni gravissimi per interi ecosistemi.

I ricercatori hanno osservato 18 specie di mammiferi e 19 di uccelli distribuite in diverse parti di Europa: ne è risultato che, eccezion fatta per la lince iberica (Lynx pardinus) che con 279 individui in natura purtroppo resta il felino più minacciato di estinzione al mondo, tutti gli animali hanno assistito ad una crescita a partire dagli anni '60. Tra tutti, la vittoria contro l'estinzione del bisonte europeo (Bison bonasus) costituisce probabilmente una delle storie maggiormente interessanti: il più grande erbivoro del Vecchio Continente, infatti, all'inizio del ‘900 risultava completamente estinto in natura a causa della caccia. Dalle foreste europee dove si aggirava indisturbato (vista la mole non aveva che da temere l'uomo, dal momento che gli animali predatori lo attaccavano assai di rado) erano scomparsi tutti gli individui della specie: ne restava qualcuno in cattività che si è rivelato fondamentale per il programma di reintroduzione su larga scala. Nelle ultime cinque decadi, dunque, la popolazione è aumentata del 3.000% portando il bisonte ad essere classificato dalla International Union for the Conservation of Nature come specie vulnerabile: insomma, il livello di sicurezza non è ancora al massimo ma il passo avanti che fa ben sperare c'è stato. Attualmente il suo areale si estende nelle aree boscose dell'europa centro-orientale con alcuni punti di massima concentrazione in Bielorussia e Polonia.

Castor fiber
Castor fiber

Il rapporto ha verificato come i castori eurasiatici (castor fiber) siano tornati a crescere di numero. Un tempo questo roditore era ampiamente distribuito nelle zone umide di Europa centrale, orientale e settentrionale, e giungeva fino all'Italia del nord, dove disponeva del clima più adatto alle proprie esigenze. All'inizio del XX secolo la caccia e la perdita dell'habitat avevano decimato la popolazione che era arrivata a contare appena 1.200 individui: ricercatissima dai cacciatori era non soltanto la pelliccia, ma anche alcune ghiandole dell'animale che secernevano una sostanza che veniva utilizzata nella medicina più antica. A partire dagli anni '60, fortunatamente, la stretta progressiva sull'attività venatoria e i progetti di reintroduzione hanno portato ad una nuova espansione di questa specie che oggi conta circa 337.500 individui distribuiti su un territorio progressivamente più ampio che include 25 nazioni diverse.

Le 19 specie di volatili osservate hanno fatto registrare un incremento anch'esso incoraggiante, con il picco più alto raggiunto dalla popolazione dell'oca facciabianca (Branta leucopsis) nelle isole Svalbard: l'aumento è stato pari al 7.650% rispetto ai dati del 1947, grazie alla riduzione della caccia e al miglioramento della protezione del sito. L'aquila di mare dalla coda bianca (Haliaeetus albicilla), uno dei più grandi uccelli predatori del mondo, ha recuperato in una maniera quasi impressionante, rispetto al drammatico declino che aveva vissuto tra il 1800 ed il 1970 che, in molte zone, l'aveva vista scomparire del tutto. Grazie alle politiche di protezione, la popolazione europea si è moltiplicata dalle 2.500 coppie del 1970 giungendo alle 9.600 del 2010 , tornando in molte aree dell'Europa dove in un tempo lontano nidificava. Del resto, anche per i predatori terrestri le cose sembrano essersi messe un po' meglio.

Per lupi ed orsi (s destra, un orso nell'IFAW Bear Rescue Center russo che si occupa della cura di esemplari feriti dai cacciatori) il livello di attenzione è molto salito negli ultimi decenni.
Per lupi ed orsi (s destra, un orso nell'IFAW Bear Rescue Center russo che si occupa della cura di esemplari feriti dai cacciatori) il livello di attenzione è molto salito negli ultimi decenni.

Orsi bruni (Ursus arctos arctos)e lupi (Canis lupus lupus), che in passato hanno rischiato seriamente l'estinzione, già da diversi decenni hanno ripreso a respirare: anche se numeri rassicuranti sono ancora ben lontani dal divenire realtà, soprattutto nel nostro Paese dove la lotta per la conservazione dell'orso marsicano si gioca su un pugno di decine di esemplari. Eppure le storie raccolte dai ricercatori dimostrano che un piano di intervento mirato e ben costruito può portare a grandi risultati: basta continuare su questa strada, sperando in una nuova alba per i magnifici animali del nostro Vecchio Continente.

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