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La faglia che “spezzò” il Colosseo nel V secolo è la stessa dei devastanti sismi del 2016

Un team di ricerca italo-svizzero guidato da scienziati dell’Istituto di Geologia Ambientale e Geoingegneria del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Igag-CNR) ha scoperto la faglia che danneggiò seriamente il Colosseo – e molti altri monumenti storici – nel V secolo dopo Cristo. È quella del Monte Vettore, responsabile dei disastrosi terremoti che hanno colpito l’Italia centrale nel 2016.
A cura di Andrea Centini
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Credit: prunkova
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La faglia del Monte Vettore che nel 2016 ha causato i devastanti terremoti nel Centro Italia è la stessa che danneggiò seriamente il Colosseo nel V secolo dopo Cristo, verso la fine dell'Impero Romano. Lo ha determinato un team di ricerca internazionale coordinato da scienziati italiani dell'Istituto di Geologia Ambientale e Geoingegneria del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Igag-CNR), che hanno collaborato con i colleghi del Dipartimento di Scienze della Terra dell'Università Sapienza di Roma, del Dipartimento di Ingegneria e Geologia dell'Università di Chieti-Pescara e degli istituti svizzeri ETHZ-HPK e Poseidon Engineering SA.

Faglia dormiente. Quando i potenti terremoti dell'agosto e dell'ottobre 2016 colpirono il Centro Italia, gli scienziati ipotizzarono che a causarli fosse stato un sistema di faglie del Monte Vettore “dormiente”, attivatosi in occasione del sisma che alle 3:36 del 24 agosto, quello di magnitudo 6 che squassò Amatrice, Arquata del Tronto e altri comuni limitrofi strappando la vita a 300 persone. Per vederci più chiaro il team di ricerca guidato dal professor Paolo Galli, sismologo del Dipartimento nazionale della Protezione civile e dell'Igag-CNR, si è recato nelle aree in cui sono presenti le rotture di faglia, e ha scavato trincee a fianco ad esse per analizzare gli strati di roccia.

Terremoti storici. Dallo studio dei sedimenti nei due lati della faglia, Galli e colleghi hanno determinato che il sistema del Monte Vettore aveva iniziato la sua devastante attività 9mila anni prima, dando vita a una manciata di altri potenti terremoti al ritmo di uno ogni 1.500-2.100 anni. Tra i vari causati c'è anche quello che nel 443 dopo Cristo devastò il Colosseo, il Teatro di Pompeo, la Basilica di San Paolo, le iscrizioni di Papa Leone 1, la Chiesa di San Pietro in Vincoli e numerosissimi altri monumenti storici della Capitale e dell'Italia centrale dell'epoca.

Studio fondamentale. L'Italia, che si trova incastonata tra la placca tettonica euroasiatica, la placca africana, e quelle dello Ionio e dell'Adriatico, è un Paese attivo dal punto sismologico che vulcanico. Proprio l'interazione tra queste colossali placche ha dato vita agli Appennini, al di sotto dei quali si celano centinaia di chilometri di faglie, parte delle quali ritenute dormienti. Studiare fenomeni come quelli del 2016 può aiutarci a comprendere la loro natura e determinare meglio il rischio sismico, anche se purtroppo, al momento, non esistono tecnologie in grado di prevedere i terremoti. I dettagli della ricerca italo-svizzera sono stati pubblicati sulla rivista scientifica specializzata Tectonics.

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