La dopamina fa bene alla salute, non solo all’umore

Un team di ricerca internazionale coordinato da studiosi dell'Università Nazionale Australiana (ANU) ha scoperto che il processo di generazione degli anticorpi ad opera del sistema immunitario è influenzato dal cosiddetto ormone della felicità, la dopamina. I ricercatori, coordinati dai professori Claudio Doglioni e Carola G. Vinuesa, per la prima volta hanno infatti dimostrato che le cellule immunitarie contengono diversi neurotrasmettitori, le sostanze che permettono la ‘comunicazione' tra cellule cerebrali, i neuroni. Tra essi la dopamina gioca un ruolo fondamentale nel meccanismo di difesa.
Quando un virus o un batterio aggredisce il nostro organismo, il nostro sistema immunitario risponde all'invasione attraverso il rilascio degli anticorpi, un vero e proprio esercito di difensori che tipicamente hanno una forma di Y. Agli apici delle due braccia superiori viene infatti esposta la “chiave” (l'antigene) che serve a legarsi al nemico e neutralizzarlo. Gli anticorpi dunque non sono tutti uguali, e possono essere più o meno adatti per difenderci dalle invasioni. Nei linfonodi, in pratica le ‘caserme' dove originano le cellule immunitarie chiamate linfociti T e B, ci sono aree chiamate centri germinativi dove vengono selezionati gli anticorpi più adatti allo scopo: la dopamina, in parole semplici, funziona come una sorta di controllore che soprassiede all'affascinante meccanismo di difesa.
Attraverso una simulazione al computer i ricercatori hanno determinato che il neurotrasmettitore, una volta rilasciato dalle cellule T, velocizza e migliora la risposta immunitaria dei linfociti B. Lo stesso meccanismo è stato osservato nei campioni di tessuti di 200 bambini ai quali sono state rimosse le tonsille. L'intero processo è in pratica una “motivazione supplementare per le cellule B, al fine di spingerle a produrre i migliori anticorpi possibili per aiutare a risolvere un'infezione”, ha sottolineato la dottoressa Ilenia Papa, in forze al The John Curtin School of Medical Research (JCSMR) dell'ateneo australiano.
Grazie ai risultati di questo studio i ricercatori sperano di rendere la risposta immunitaria ai vaccini e alle infezioni più rapida, efficace e produttiva, ma anche di ridurla e rallentarla in tutte quelle patologie autoimmuni, come lo è l'artrite reumatoide. I dettagli della ricerca sono stati pubblicati sull'autorevole rivista scientifica Nature.
[Foto di Stuart Hay, ANU]