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La cupola sul materiale radioattivo dei test USA sta cedendo: rischio catastrofe ambientale

Il Cactus Dome o Runit Dome, una gigantesca cupola di cementro costruita sopra il materiale radioattivo dei test nucleari condotti dagli USA nel Pacifico, inizia a mostrare preoccupanti crepe e i contaminanti si stanno già riversando nell’ambiente circostante. C’è il rischio di una catastrofe ambientale, resa più pericolosa dai cambiamenti climatici.
A cura di Andrea Centini
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Credit: US Defense Special Weapons Agency
Credit: US Defense Special Weapons Agency

L'enorme cupola messa a protezione dei detriti radioattivi provocati dai test atomici statunitensi nelle Isole Marshall non solo sta già facendo fuoriuscire i pericolosissimi contaminanti, ma è a rischio crollo perché si stanno formando numerose crepe nei pannelli di cemento. La minaccia per la salute degli abitanti dell'isola Runit dell'atollo Enewetak è concreta, così come quella di una catastrofe ambientale, resa ancor più probabile dagli effetti nefasti dei cambiamenti climatici.

Test nucleari. Il cosiddetto Runit Dome o Cactus Dome, che si estende per ben 9mila metri quadrati ed è spesso 45 centimetri, fu costruito dall'esercito americano negli anni '70 del secolo scorso, circa 20 anni dopo la fine dei catastrofici test nucleari condotti in mare, sulle lagune, in cielo e sotto terra negli splendidi atolli delle Isole Marshall. Tra il 1946 e il 1958 il governo USA fece esplodere in loco ben 67 ordigni nucleari, tra i quali la devastante bomba a idrogeno “Bravo”, mille volte più potente di quella sganciata su Hiroshima. La cupola fu costruita sopra il cratere di 115 metri generato dal test “Cactus”, che sprigionò un'energia di 18 chilotoni. Al suo interno gli americani vi misero dentro 84mila metri cubi di materiale radioattivo prelevato dai vari siti dei test, e lo richiusero con la gigantesca cupola, un lavoro durato 3 anni e costato 250 miliardi di dollari al governo a stelle e strisce. Assicurarono che il rischio radioattivo fosse contenuto, pagarono un indennizzo alle Isole Marshall e permisero il ritorno degli abitanti in quel paradiso trasformato in un inferno.

I rischi. Ma all'interno del cratere non fu messo alcun rivestimento, e i contaminanti radioattivi hanno iniziato a riversarsi lentamente all'esterno, passando attraverso la porosa roccia corallina nel terreno e nelle falde acquifere. Ora anche la cupola di cemento sta cedendo, e la situazione potrebbe peggiorare drammaticamente per la popolazione locale e l'ambiente, anche se secondo alcuni ormai è già come se non ci fosse. “La bara sta perdendo il suo veleno nell'ambiente circostante. E per peggiorare le cose, ci viene detto di non preoccuparci di questa perdita perché la radioattività al di fuori della cupola è almeno come quella registrata al suo interno”, ha dichiarato sconcertato all'Agence France-Presse il senatore delle Isole Marshal Jack Ading, che definisce il Cactus Dome "una mostruosità". Il politico ha ribadito la sua preoccupazione soprattutto per il plutonio-239, “una delle sostanze più tossiche conosciute dall'uomo”. Anche il segretario generale delle Nazione Unite Antonio Guteress ha dichiarato che il Cactus Dome rappresenta una seria minaccia, e che potrebbe trasferire i contaminanti radioattivi nell'Oceano Pacifico. A peggiorare la situazione i cambiamenti climatici; si rischiano infatti innalzamento del livello dei mari e fenomeni atmosferici sempre più violenti, che potrebbero catalizzare il processo di contaminazione. I rappresentanti delle Isole Marshall accusano il governo USA di aver pagato un indennizzo insufficiente e chiedono l'aiuto della comunità internazionale per contrastare il pericolo.

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