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Covid 19

La chiusura delle scuole nelle grandi città non riduce i morti per COVID, secondo uno studio

Attraverso un modello matematico in grado di calcolare l’impatto della pandemia di COVID-19 sulla base delle restrizioni introdotte, un team di ricerca internazionale guidato da scienziati dell’Università di Hong Kong ha dimostrato che la chiusura delle scuole, in una metropoli densamente popolata come New York City, non ha un impatto significativo sulla riduzione dei decessi.
A cura di Andrea Centini
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La chiusura delle scuole rappresenta una delle principali misure draconiane messe in atto per contrastare la diffusione di un patogeno infettivo all'interno di una comunità, e non a caso si è trattato della prima introdotta con lo scoppio della pandemia di COVID-19. Questa restrizione, che dal punto di vista epidemiologico fa parte dei cosiddetti interventi non farmaceutici (NPI), sebbene efficace nello spezzare la catena dei contagi non sarebbe altrettanto valida nel prevenire la mortalità causata dall'infezione da coronavirus SARS-CoV-2. Questo almeno nelle grandi città densamente popolate come New York City.

A determinare l'impatto limitato della chiusura delle scuole sulla mortalità per COVID-19 è stato un team di ricerca internazionale guidato da scienziati della City University di Hong Kong, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi dell'Istituto di Automazione dell'Accademia Cinese delle Scienze, dello Shenzhen Artificial Intelligence and Data Science Institute di Longhua e del Dipartimento di Ingegneria meccanica, aerospaziale e nucleare del Rensselaer Polytechnic Institute di Troy (New York). Gli scienziati, coordinati dal professor Jiannan Yang, docente presso la School of Data Science dell'ateneo di Hong Kong, sono giunti alle loro conclusioni dopo aver messo a punto un complesso modello matematico grazie al quale è possibile determinare l'impatto di vari interventi non farmaceutici sulla pandemia di COVID-19, tenendo in considerazione diversi parametri come l'età.

Secondo la simulazione, le restrizioni introdotte a New York nei mesi scorsi hanno ridotto il numero di infezioni del 72 percento [intervallo interquartile (IQR) 53-95], mentre il numero di deceduti sarebbe stato abbattuto del 76 percento (IQR 58-96) entro la fine del 2020. Tra le misure più efficaci nel ridurre infezioni gravi e decessi, scrivono gli scienziati nell'abstract dello studio, sicuramente vi sono stati il distanziamento sociale per l'intera popolazione (il famigerato lockdown) e la protezione degli anziani nelle strutture pubbliche. Ma dopo aver eseguito migliaia di simulazioni che tenevano in considerazione le interazioni tra le varie fasce d'età e modificando le misure introdotte dalle autorità di New York per contenere la pandemia, tra le quali il distanziamento tenuto a casa, nelle scuole, nelle strutture pubbliche e sul posto di lavoro, il professor Yang e i colleghi hanno determinato che chiudere le scuole in un contesto come quello della “Grande Mela” non ha avuto un impatto significativo nel ridurre i decessi per COVID-19.

Confronto del numero di casi di coronavirus asintomatici, lievi, gravi e deceduti in ciascun gruppo di età con diversi livelli di applicazione del distanziamento sociale. CREDIT: Jiannan Yang, Qingpeng Zhang, Zhidong Cao, Jianxi Gao, Dirk Udo Pfeiffer, Lu Zhong e Daniel Zeng
Confronto del numero di casi di coronavirus asintomatici, lievi, gravi e deceduti in ciascun gruppo di età con diversi livelli di applicazione del distanziamento sociale. CREDIT: Jiannan Yang, Qingpeng Zhang, Zhidong Cao, Jianxi Gao, Dirk Udo Pfeiffer, Lu Zhong e Daniel Zeng

“La scuola rappresenta solo una piccola parte del contatto sociale. È più probabile che le persone siano esposte a virus nelle strutture pubbliche, come ristoranti e centri commerciali. Dal momento che in questo studio ci siamo concentri sulle infezioni gravi e sui casi di decesso, la chiusura delle scuole contribuisce poco se i cittadini anziani non sono protetti nelle strutture pubbliche e in altri luoghi”, ha dichiarato il dottor Qingpeng Zhang, anch'egli dell'Università di Hong Kong. Gli scienziati sottolineano che questo discorso vale per città densamente popolate come New York; in questo contesto, infatti, gli effetti della chiusura delle scuole risultano “significativamente inferiori rispetto alle interazioni generali quotidiane in pubblico, perché gli studenti sono generalmente i meno vulnerabili alle infezioni gravi”, hanno scritto gli scienziati in un comunicato stampa. “Gli studenti possono colmare il legame tra persone vulnerabili, ma queste persone sono già altamente esposte nelle strutture pubbliche”, ha affermato Zhang, sottolineando che in contesti differenti, dove le persone vivono a distanze superiori rispetto a un metropoli, la chiusura delle scuole potrebbe avere un impatto sensibilmente superiore. In precedenza un rapporto del Comitato scientifico per le emergenze (Sage) britannico aveva determinato che la chiusura delle scuole ha un impatto "moderato" sulla diffusione del virus, riducendo l’indice di trasmissione Rt tra 0,2 e 0,5 punti.

I dati utilizzati per la nuova indagine restano comunque specifici per la città di New York, e sebbene il modello matematico sia applicabile ad altri contesti simili, potrebbero emergere risultati differenti anche in altre grandi città. I dettagli della ricerca “The impact of non-pharmaceutical interventions on the prevention and control of COVID-19 in New York City” sono stati pubblicati sulla rivista scientifica “Chaos”.

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