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La cannabis può davvero curare le infiammazioni dell’intestino?

Ricercatori americani hanno dimostrato come gli endocannabinoidi riescono a bloccare l’azione delle cellule immunitarie ‘impazzite’ che aggrediscono il rivestimento dell’intestino, provocando malattie infiammatorie. Queste sostanze prodotte naturalmente dal nostro organismo sono affini ai cannabinoidi presenti nella cannabis; ciò spiegherebbe la ragione per cui molti consumatori di cannabis dichiarano un’attenuazione dei sintomi legati a queste diffuse patologie.
A cura di Andrea Centini
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Le sostanze contenute nella cannabis possono alleviare i sintomi delle malattie infiammatorie intestinali o IBD (Inflammatory bowel disease), patologie a carattere autoimmunitario – come la colite ulcerosa e il morbo di Crohn – che colpiscono milioni di persone in tutto il mondo. In base alle descrizioni dei consumatori di marijuana era noto da tempo che, in qualche modo, questa sostanza stupefacente potesse avere un qualche effetto terapeutico su questa famiglia di patologie; ora gli scienziati della Scuola Medica dell'Università del Massachusetts e dell'Università di Bath ne hanno scoperto la ragione, benché al momento gli effetti siano stati evidenziati esclusivamente sui topi.

Gli studiosi, coordinati dalla professoressa Beth A. McCormick, docente presso il Dipartimento di microbiologia e sistemi fisiologici dell'ateneo americano, hanno scoperto che il fattore protettivo è legato all'azione degli endocannabinoidi, composti chimici prodotti naturalmente dal nostro organismo molto simili ai cannabinoidi presenti nella marijuana. In parole semplici, queste sostanze riescono a bloccare l'azione delle cellule immunitarie che aggrediscono il rivestimento del lume intestinale, alternandone morfologia e funzioni. Quando gli endocannabinoidi non sono presenti, le cellule immunitarie ‘impazzite' attaccano indiscriminatamente le cellule dell'intestino promuovendo i processi infiammatori.

“Ci sono state diverse prove aneddotiche sui benefici della marijuana medica, tuttavia non vi sono stati molti studi scientifici a sostenerle”, ha dichiarato l'autrice principale dello studio, che è anche direttrice presso lo UMass Center for Microbiome Research. “Per la prima volta – ha aggiunto la McCormick – abbiamo una comprensione delle molecole coinvolte nel processo e di come gli endocannabinoidi e i cannabinoidi controllino l'infiammazione. Ciò offre ai ricercatori clinici un nuovo target di farmaci da esplorare per trattare i pazienti che soffrono di malattie infiammatorie intestinali e forse anche altre malattie”.

La speranza degli autori dello studio, infatti, è proprio quella dello sviluppo di nuovi farmaci a base di cannabis in grado di alleviare i sintomi di queste diffuse e invalidanti patologie intestinali. Recentemente la Food and Drug Administration (FDA) americana, l'ente governativo che si occupa del controllo e della gestione di farmaci, terapie sperimentali e prodotti alimentari, ha approvato l'uso dell'Epidiolex, il primo medicinale a base di cannabis utilizzato per curare due gravi forme di epilessia infantile. Non è dunque improbabile che possano essere sviluppati e approvati altri farmaci per trattare le malattie intestinali e non solo. I dettagli della ricerca sono stati pubblicati sulla rivista scientifica specializzata Journal of Clinical Investigation.

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