La bava di lumaca ispira un super cerotto per gli interventi chirurgici
Un team di ricerca del Wyss Institute for Biologically Inspired Engineering presso l'autorevole Università di Harvard (Boston) ha realizzato un “super cerotto” dall'elevatissima efficienza, ispirato alla bava appiccicosa delle lumache. Nello specifico, gli studiosi coordinati dal professor Jianyu Li hanno plasmato il proprio adesivo sintetico attorno alla bava della Arion subfuscus, una specie di lumaca che secerne una sostanza così appiccicosa – quando è in pericolo – che i predatori non riescono nemmeno a strapparla dal substrato al quale è ancorata. La lumaca, di color marrone e lunga tra i 50 e i 70 millimetri, è molto diffusa in Europa e in parte anche negli Stati Uniti.
L'idea del super cerotto è nata dalla necessità di avere un dispositivo medico in grado di tenere ben salde fra loro anche le superfici umide, come ad esempio quelle degli organi interni. La maggior parte degli adesivi con simili caratteristiche già disponibili sul mercato presenta infatti sostanze tossiche, che naturalmente ne limitano l'utilizzo in ambito sanitario. Gli studiosi hanno deciso di ispirarsi alla bava di lumaca, già ampiamente utilizzata in ambito cosmetico per le sue proprietà, proprio per aggirare questo tipo di ostacolo.
L'adesivo uscito dai laboratori di Harvard è basato su macromolecole e polimeri che, caricati elettrostaticamente, garantiscono flessibilità, resistenza e capacità sigillante sia in ambiente umido che in quello asciutto. Dai primi test effettuati su tessuti e organi di maiale, come pelle, cartilagine, cuore e fegato, il super cerotto ha dimostrato una eccellente versatilità, dimostrando che in futuro potrà essere utilizzato in sicurezza anche in fase clinica. Del resto, i primi test condotti su cellule umane hanno scongiurato qualunque problema di tossicità, inoltre in simulazioni di interventi di emergenza condotti su ratti tutte le emorragie sono state bloccate immediatamente. I dettagli sul cerotto sono stati pubblicati sull'autorevole rivista scientifica Science.
[Foto di Guillaume Brocker]