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L’uomo moderno è arrivato più di 300mila anni fa: come cambia la nostra storia

Attraverso l’analisi genomica dei reperti fossili di 7 umani è stato stimato che i primi Homo sapiens originarono in Africa 300mila anni fa, e non 180mila come ritenuto sino ad oggi.
A cura di Andrea Centini
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L'uomo moderno (Homo sapiens) è originato più di 300mila anni fa e non 180mila come ritenuto sino ad oggi, una scoperta che getta nuova luce sulla nostra breve ma intensa storia evolutiva. A determinarlo sono stati gli scienziati delle università di Uppsala (Svezia), Johannesburg e Witwatersrand (Sud Africa), grazie all'analisi genomica condotta su alcuni reperti fossili recuperati nel sito KwaZulu-Natal, in Africa meridionale.

Una scienziata a lavoro sui reperti
Una scienziata a lavoro sui reperti

Gli studiosi hanno sequenziato il genoma di sette individui vissuti tra i 2300 e i 300 anni fa in Africa meridionale. I tre più antichi, con un'età compresa tra 2300 e i 1800 anni, erano cacciatori-raccoglitori che discendevano direttamente dai gruppi etnici Khoe-San o Khoisan, i principali della regione africana d'origine; gli altri quattro, molto più recenti, erano invece legati agli attuali gruppi che parlano il bantu. Mettendo a confronto il loro DNA con quello di altri reperti inseriti in un database, e in particolar modo con quello di un giovane – il cosiddetto ragazzo di Ballito Bay – vissuto in Africa durante l'Età della Pietra (350mila anni fa) con un pool genetico ‘puro', non troppo contaminato da quello di altri gruppi, i ricercatori hanno potuto stimare l'origine dell'essere umano moderno a oltre 300mila anni fa.

Il sito di scavo di Sibundu - credit: Lyn Wadley, University of the Witwatersrand
Il sito di scavo di Sibundu – credit: Lyn Wadley, University of the Witwatersrand

“Questo significa che gli esseri umani moderni sono originati prima di quanto si pensasse in precedenza”, ha sottolineato il professor Mattias Jakobsson, un genetista delle popolazioni presso l'ateneo svedese e coordinatore del progetto di ricerca, in collaborazione con l'archeologa Marlize Lombard dell'Università di Johannesburg. In base alle teorie più accreditate, sviluppate attorno alla scoperta dei fossili recuperati in Etiopia nelle regioni di Omo ed Herto, l'Homo sapiens sarebbe infatti ‘nato' in Africa orientale 180mila anni fa, ma il nuovo studio sposta le lancette indietro di oltre 120mila anni. Ciò colloca i nostri antenati diretti in un contesto di biodiversità umana piuttosto ricco, dato che sarebbe stato contemporaneo ad altre specie di Homo, come ad esempio l'Homo naledi.

Secondo la dottoressa Carina Schlebusch, una coautrice dello studio, l'Homo sapiens non sarebbe comunque originato in un'area specifica dell'Africa, ma in molti luoghi diversi: “Potrebbe essere evoluto da forme più antiche in diverse regioni del continente, grazie allo scambio di geni tra gruppi provenienti da posti diversi”. Curiosamente, l'analisi dei reperti più recenti ha fatto emergere varianti genetiche in grado di proteggere gli individui dalla malaria e dalla malattia del sonno, non presenti in quelli più antichi. I dettagli dello studio sono stati pubblicati sull'autorevole rivista scientifica Science.

[Credit: Uppsala University]

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