L’ultima era glaciale fu provocata da un impatto extraterrestre
L’ultima era glaciale – o meglio uno “strascico” di quella più grande – fu provocata dall’impatto di un asteroide in Canada, precisamente nella regione del Quebec. Un’ipotesi su cui per decenni hanno discusso gli studiosi avrebbe ora trovato una conferma definitiva secondo uno studio pubblicato sui Proceedings of the National Academy of Sciences a firma di Mukul Sharma, geochimico al Dartmouth College in New Hampshire. L’improvviso crollo delle temperature mondiali, che innescò l’estinzione di numerose specie viventi e mise a dura prova la sopravvivenza della specie umana, avvenne circa 12.900-11.500 anni fa. Mentre i ghiacciai si stavano lentamente ma decisamente ritirando verso le più alte latitudini, improvvisamente le temperature scesero anche di 15° C. La civiltà preistorica di Clovis, che fiorì in Nord America nei secoli precedenti, venne spazzata via. Fino a oggi gli scienziati hanno preso in considerazione diverse ipotesi per spiegare l’improvvisa glaciazione, tra cui quella “extraterrestre”, secondo la quale il raffreddamento fu dovuto all’impatto di un asteroide. E proprio tale ipotesi sembra ora trovare conferme definitive.
Il freddo "venuto dal cielo"
Lo scenario extraterrestre fu preso in considerazione dalla comunità scientifica per la prima volta nel maggio 2007 alla riunione annuale dell’Unione Geofisica Americana. Il paleoceanografo James Kennett dell’Università della California a Santa Barbara ne è stato il principale propugnatore, sostenendo che l’esplosione di una cometa o di un asteroide delle dimensioni di circa 5 chilometri sia stata la responsabile non solo dell’abbassamento della temperatura ma anche dell’estinzione di buona parte della megafauna che popolava il Nord America alla fine del Pleistocene. Fino ad allora la tesi dominante prendeva in considerazione l’effetto dello scioglimento dei ghiacci antartici nell’Atlantico, che avrebbe provocato un raffreddamento dei mari modificando le correnti e favorendo il calo delle temperatura in Nord America. Ma più di venti studiosi presentarono nel 2007 prove riguardanti la scoperta, negli strati geologici degli antichi insediamenti di Clovis, di elementi di origine extraterrestre.
In particole l’iridio, classica “pistola fumante” degli impatti di asteroidi, nanodiamanti, microsferule metalliche e magnetiche, fullereni con tracce di elio-3 (rarissimo sulla Terra), sono stati rintracciati negli strati del suolo risalenti all’epoca del cosiddetto Dryas recente, come i geologici definiscono l’improvvisa glaciazione. Nel gennaio 2009 la rivista Science pubblicò le prove raccolte da un’ampia équipe di ricercatori, guidata da James Kennett, sulla presenza di nanodiamanti nei sedimenti di quell’epoca. I nanodiamanti si formano in regimi di altissime temperature e pressioni, solitamente all’interno della Terra, non in superficie; sono però tipici prodotti di impatti cosmici, dato che la collisione di un asteroide con la superficie terrestre libera energie enorme. Il tasso di concentrazione di nanodiamanti, in particolare, combaciava con quello riscontrato in altri strati geologici risalenti a epoche di impatti noti.
Prove di impatto
Ora Mukul Sharma e colleghi hanno trovato un’altra prova: si tratta di sferule tipicamente prodotte dagli impatti meteorici, quando cioè le rocce terrestri sotto l’effetto delle pressioni e temperature elevatissime si fondono, e col tempo poi le gocce di roccia fusa si solidificano. Le sferule sono state trovate negli stati geologici dell’epoca del Dryas recente in alcuni siti in Pennsylvania e New Jersey. Tra l’altro, il profilo chimico e mineralogico delle sferule coincide con le rocce del sud del Quebec, dove si ritiene sia avvenuto l’impatto. Manca solo un elemento: il cratere. Finora non è stato trovato. Esiste un cratere da impatto in Quebec di circa quattro chilometri di diametro, già noto, ma non sarebbe quello “incriminato”.
C’è ancora scetticismo tra gli studiosi, ma a molti la vicenda non può non ricordare quella che la comunità scientifica fisse nei primi anni ’80 sull’onda dell’ipotesi del fisico Luis Alvarez sul ruolo di un gigantesco asteroide nell’estinzione dei dinosauri. Alvarez e il figlio avevano individuato abbondanze di iridio negli strati geologici risalenti a 65 milioni di anni fa, sostenendo che fossero residui dell’impatto di un enorme asteroide. Nonostante la tesi fosse stata derisa da molti suoi colleghi, qualche anno dopo la scoperta del cratere di Chicxulub nella penisola dello Yucatan, risalente a quella stessa epoca, confermò l’ipotesi, che oggi quasi nessuno contesta. Sharma ora sta mettendo su una squadra per trovare il cratere, anche se Mark Boslough, fisico esperto di impatti ai Sandia National Laboratories nel New Mexico, sostiene che una scoperta sia improbabile: “Ci dovrebbe essere stato un grosso, evidente cratere”, ha affermato su Scientific American. “Non dovremmo essere qui a discuterne”.