L’inquinamento atmosferico aumenta i rischi per il feto
Che inquinamento e sigarette facciano male, non è un mistero, ma che per le donne incinta possano essere più pericolosi i fumi del traffico rispetto a quelli del tabacco è una novità a cui sono giunti i ricercatori dell'Università della Florida (UF) e che è stata pubblicata pochi giorni fa sul Journal of Epidemiology & Community Health. Gli studiosi hanno confrontato dati di nascita e stime sull'inquinamento divulgate dall'Environmental Protection Agency (EPA), rilevando in tal modo la stretta correlazione tra presenza di agenti inquinanti e aumento del rischio alla nascita per disturbi causati da ipertensione delle madri. In questo modo è stato possibile monitorare 22mila donne e conoscerne la reazione soprattutto a due dei quattro principali agenti inquinanti: il monossido di carbonio e biossido di zolfo, che vanno a comporre rispettivamente il particolato fine e grossolano. Si tratta da particelle di dimensioni inferiori a 2,5 e 10 micrometri, che non solo entrano nei polmoni, ma riescono anche ad introdursi nella circolazione sanguigna. Si tratta di un pericolo ben noto e che è già è stato individuato come causa dell'aumento del rischio di infarti nelle aree inquinate. I danni tuttavia impattano sulla vita del feto in maniera molto più incisiva di quanto si pensasse, tanto più che, come osserva il dott. Xiaohui Xu, professore di epidemiologia della UF,
Lo sviluppo fetale è molto sensibile ai fattori ambientali. Ecco perché abbiamo voluto condurre questa ricerca. L’ipertensione in particolare è associata a un’aumentata morbilità e mortalità, e causa di molti problemi per la madre e il feto, tra cui il parto pretermine.
Il 4,7% del campione osservato ha mostrato problemi di ipertensione gestazionale e pre-eclampsia, con un aumento dei casi di ipertensione in caso di esposizione ai fattori inquinanti. Una statistica che acquista maggior valore se si tiene presente che dati sono stati esclusi i soggetti che in precedenza avevano già sofferto di ipertensione, mentre sono state considerate ulteriori variabili quelle socio-economiche e l'esposizione ad altri agenti inquinanti e tossici come il fumo della sigaretta durante la gravidanza. In base ai risultati, dunque, l'inquinamento atmosferico costituisce un elemento di rischio quando vi si è esposte per tutto il periodo della gravidanza, mentre resta ancora da stabilire nel dettaglio quali e quanto incisive siano le conseguenze sul feto nel caso di esposizioni parziali nei primi e negli ultimi mesi della gestazione. I danni sullo sviluppo del feto erano già stati evidenziati da un'altra ricerca – questa volta europea – che aveva sottolineato la maggiore incidenza di bebè sottopeso in caso di esposizione della madre ad agenti inquinanti. Ora, tuttavia, si sta cercando di conoscere nel dettaglio la causa e i meccanismi che danneggiano il feto in caso di inquinamento atmosferico: "stiamo cercando considerare i diversi risultati – spiega Xu – Vogliamo anche esaminare il parto pretermine e un basso peso alla nascita e scoprire quali sono gli effetti della respirazione di aria contaminata sullo sviluppo del feto".