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L’identità di Jack lo squartatore è ancora un mistero

Ricordate che qualche tempo fa uno studioso sosteneva di aver dato finalmente un volto al serial killer più famoso della storia? Ebbene, è arrivata la smentita.
A cura di Redazione Scienze
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Tutto sbagliato, tutto da rifare (ammesso che si possa fare qualcosa), il volto di Jack lo Squartatore torna ad essere avvolto dalle nebbie del mistero: è crollato, infatti, l'intero "impianto accusatorio" nei confronti del barbiere di origine polacca Aaron Kosminsky il quale, secondo una sorta di indagine postuma condotta dal Russel Edwards, sarebbe stato il responsabile dei barbari omicidi di donne che insanguinarono Whitechapel, nell'area orientale di Londra, sul finire del XIX secolo.

Il barbiere polacco (finito in manicomio)

A poche settimane di distanza da quella rivelazione tanto attesa, giunge la smentita: l'esame del DNA condotto sullo scialle appartenuto a Catherine Eddowes, una delle vittime, aveva infatti "incastrato" l'immigrato che, all'epoca dei fatti, avrebbe dovuto avere circa 23 anni. Lo scialle era stato rinvenuto sul luogo del delitto da un poliziotto, conservato dai suoi eredi (presumibilmente senza subire alcun lavaggio) e, infine, acquistato ad un'asta da Edwards nel 2007: di quest'ultimo l'idea di sottoporre ad indagini specifiche tutto il materiale organico presente sul tessuto. Aaron Kosminsky entrò a far parte della rosa dei sospettati già all'epoca degli omicidi, principalmente a causa dei suoi comportamenti psicotici e, in associazione a ciò, per il fatto che svolgesse un lavoro che implicava l'utilizzo di rasoi e lame, oltretutto in una bottega di Whitechapel. In realtà, l'uomo fu ricoverato in manicomio nel 1894 e ci restò fino alla sua morte, avvenuta 25 anni dopo, mentre l'attenzione su di lui era già andata scemando. La sua figura è stata riportata in auge principalmente proprio grazie ad Edwards il quale ha reso noti i suoi studi sull'argomento nel libro intitolato Naming Jack the Ripper: in effetti, i dettagli delle indagini genetiche non sono stati resi noti attraverso un paper di una rivista specializzata ma esclusivamente grazie al libro.

Errori di calcolo

Quindi adesso salta fuori che Jari Louhelainen, il biologo molecolare di Liverpool che ha effettuato le analisi, non garantisce affatto sulla correttezza della procedura adottata: anzi, sostiene che un errore di nomenclatura commesso invaliderebbe l'intero risultato del lavoro. E quindi, verosimilmente, Jack lo squartatore l'ha fatta ancora una volta a quelli che volevano acciuffarlo. Ma cosa è accaduto, di preciso? Ebbene, quella che è una mutazione estremamente frequente nella popolazione (diffusa in oltre il 99% degli europei) per un semplice sbaglio di trascrizione di cifra risultava essere, viceversa, una mutazione abbastanza rara nella popolazione (riscontrata in un individuo su 290.000) ma, caso strano, presente proprio in una discendente di Catherine Eddowes. Insomma, verificato l'errore, il caso si riapre: perché, se è vero che le tracce che ricondurrebbero ai discendenti di Kosminsky ci sono, adesso viene a cadere la certezza che lo scialle sia appartenuto proprio alla vittima. E poi resta aperto un problema principale: chi può mai assicurare che quell'indumento lungo sette metri non sia stato maneggiato da persone diverse, le quali abbiano lasciato su di esso a loro volta del materiale organico in grado di alterare le indagini? Forse bisognerebbe rassegnarsi al fatto che l'identità di questo assassino di 126 anni fa resterà per sempre un mistero irrisolvibile.

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