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L’esperimento più noioso di sempre spiega perché non ci accorgiamo di sbattere le palpebre

Durante il battito di ciglia il cervello agisce sui muscoli dei bulbi oculari per focalizzare lo sguardo e rendere uniforme ciò che si osserva, evitando disturbi e interruzioni provocati dai continui passaggi tra luce e buio.
A cura di Andrea Centini
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occhio cover

Un team di ricerca internazionale coordinato dall'Università della California di Berkeley ha dimostrato che il cervello, durante il repentino battito delle palpebre, regola i muscoli oculari affinché la scena sulla quale siamo concentrati con lo sguardo resti coerente e uniforme, nonostante il passaggio dalla luce al buio (e viceversa) provocata dai continui movimenti intermittenti. “Noi percepiamo la coerenza dell'immagine e non la cecità transitoria, perché il cervello collega i punti per noi”, ha sottolineato il dottor Gerrit Maus, assistente professore di psicologia presso la Nanyang Technological University di Singapore e principale auto dello studio.

Si stima che il nostro organismo batta le ciglia dalle 10 mila alle 14 mila volte al giorno, un'azione meccanica involontaria che serve a inumidire gli occhi e a rimuovere polveri e pulviscolo. Con una attività così intensa il nostro mondo dovrebbe apparire sfocato e disturbato, ma il complesso meccanismo oculomotore, ha sottolineato Maus, funziona come una sorta di “steadicam della mente”, che permette ai bulbi oculari di rimanere perfettamente focalizzati su ciò che si sta osservando.

Per capire il funzionamento del meccanismo, i ricercatori hanno coinvolto dodici volontari in quello che è stato soprannominato “l'esperimento scientifico più noioso di tutti”. Il gruppetto, infatti, è rimasto diverse ore in una stanza buia ad osservare uno schermo nero con un puntino bianco, mentre telecamere a infrarossi registravano i movimenti delle palpebre. Il puntino bianco a ogni battito di ciglia veniva fatto spostare di un centimetro, e i volontari non si accorgevano minimamente del lavoro ‘sottotraccia' compiuto dal cervello, mentre ricalibrava automaticamente i muscoli oculomotori per mantenere centrato e ben visibile il punto bianco. Il sistema di autocalibrazione, hanno spiegato gli studiosi, si era perfettamente sincronizzato intorno al trentesimo battito, e a quel punto il cervello era in grado di prevedere la nuova posizione del punto. I dettagli dell'affascinante studio sono stati pubblicati su Current Biology.

[Foto di cocoparisienne]

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