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L’esistenza della materia oscura fredda spiegata dalla danza ‘tridimensionale’ delle stelle

Un team di scienziati dell’Università di Groningen ha calcolato per la prima volta il movimento in tre dimensioni di stelle al di fuori della Via Lattea. Il risultato ottenuto suggerisce l’esistenza della materia oscura fredda, che ne plasmerebbe la particolare orbita elongata.
A cura di Andrea Centini
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Per la prima volta è stato misurato il movimento in tre dimensioni di stelle situate in una galassia esterna alla Via Lattea, e il risultato ottenuto suggerisce l'esistenza della “Materia oscura fredda” (CDM – Cold Dark Matter), cioè un'ipotetica forma di materia oscura composta da particelle lente. Ma procediamo con ordine. Sino ad oggi, per le stelle al di fuori della nostra galassia, è stato possibile misurare il solo movimento lungo un asse virtuale che ne indicava l'allontanamento o l'avvicinamento rispetto al nostro punto di vista sulla Terra. Il principio è legato al cosiddetto redshift, o spostamento verso il rosso.

I ricercatori dell'Università di Groningen e dell'Istituto Astronomico Kapteyn, Paesi Bassi, combinando i dati della missione Gaia dell'Agenzia Spaziale Europea (ESA) e quelli raccolti dal Telescopio Spaziale Hubble 12 anni fa, sono riusciti a calcolare il moto proprio (in tre dimensioni) di alcune stelle presenti nella Galassia dello Scultore, una galassia nana satellite della nostra. Il Telescopio Spaziale Gaia è stato progettato per misurare la posizione esatta di un miliardo di stelle nella nostra galassia e di quelle più vicine, ma poiché raccoglie dati in maniera diversa da Hubble, i ricercatori coordinati dal dottor Davide Massari, un astronomo trentenne originario della provincia di Parma, hanno dovuto fare moltissima attenzione agli errori di calcolo.

Sovrapponendo i due set di dati fotografici hanno rilevato 126 stelle in comune, e fra esse soltanto una decina avevano valori sufficientemente accurati da poterne valutare con precisione il movimento nello spazio tridimensionale. Massari e colleghi hanno determinato che queste stelle hanno orbite estremamente elongate. Si tratta di un dato molto significativo, poiché questa elongazione può essere spiegata solo dal modello della materia oscura fredda e non da altri. Com'è noto, la materia oscura è invisibile, ma i suoi effetti possono essere ‘visti' analizzando l'influenza gravitazionale che ha sugli oggetti celesti, come appunto il movimento delle stelle.

Senza entrare in dettagli troppo tecnici, l'osservazione di questo particolare movimento delle stelle nella Galassia dello Scultore ha suggerito l'esistenza della materia oscura fredda, permettendoci di capire meglio come essa si distribuisce nell'Universo e come riesce a “plasmare” la forma e l'evoluzione delle galassie. I dettagli dell'affascinante studio, che si arricchirà con ulteriori osservazioni estrapolate dai daiti della missione Gaia, sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Nature Astronomy.

[Credit: ESO/J. Emerson/VISTA]

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