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L'appuntamento è alle 17, con l'asteroide Eros 433

Si tratta del secondo asteroide che viene a farci “visita” nel giro di pochi giorni. Ma questi corpi celesti possono costituire davvero una minaccia per la Terra? Uno studio, a cui partecipa anche l’UE, valuta proprio gli eventuali rischi derivanti dai giganti del cielo, per individuarne le traiettorie e i possibili pericoli.
A cura di Nadia Vitali
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Si tratta del secondo asteroide che viene a farci visita nel giro di pochi giorni. Ma questi corpi celesti possono costituire davvero una minaccia per la Terra, Uno studio, a cui partecipa anche l'UE, valuta proprio gli eventuali rischi derivanti dai giganti del cielo, per individuarne le traiettorie e i possibili pericoli.

Cominciamo col dire da subito che Eros 433 non costituisce alcun problema per il nostro pianeta, al massimo potrebbe essere uno spettacolo interessante per quanti avranno la fortuna di poterlo osservare: muniti di un telescopio, anche amatoriale, o addirittura di un buon binocolo potremo vederlo «sfiorarci» ad una distanza di circa 27 milioni di chilometri, il punto di massimo avvicinamento alla superficie terrestre, a partire da oggi e fino al 3 febbraio, giorno in cui raggiungerà la luminosità massima. L'importante sarà guardare verso Sud Est, in direzione della costellazione del sestante, immediatamente al di sotto di quella del Leone.

Ad appena pochi giorni dal passaggio di 2012 BX34, che ci ha «salutati» dai cieli ad un'altezza di «solo» 60 000 chilometri, un asteroide torna a farci visita: questa volta si tratta di una vecchia conoscenza. Per la precisione, Eros 433 è stato il primo Near Earth Object, o NEO parola con cui si indica il gruppo di piccoli corpi celesti del Sistema Solare la cui orbita si avvicina alla Terra, ad essere osservato: era il 1898 e per questo oggetto dalla forma irregolare il cui lato più lungo misura 33 chilometri si scelse il nome della divinità greca dell'Amore, primo caso in cui ad un asteroide si attribuiva un appellativo maschile. Anni dopo, ha vantato anche il record di essere il primo asteroide visitato da una sonda spaziale, l'americana Near Earth Asteroid Rendezvous che nel 2001 è atterrata sulla sua superficie per compiere delle analisi del suolo.

Nel corso degli ultimi tempi, probabilmente aumentato anche a causa di trovate cinematografiche spettacolarizzanti, la paura dell'impatto tra uno di questi giganti del cielo con il nostro pianeta è andata sempre più diffondendosi; tuttavia, bisogna considerare che degli oltre 8000 oggetti censiti «in avvicinamento» alla Terra circa un decimo di essi può vantare un diametro superiore al chilometro. È vero che, in alcuni casi, può capitare che un asteroide spunti fuori improvvisamente sotto gli occhi stupefatti degli astronomi, ma è ugualmente da sottolineare come questa remota eventualità riguardi principalmente oggetti celesti estremamente piccoli, come è accaduto proprio con 2012 BX34, avvisato due giorni prima del suo passaggio a causa delle sue ridotte dimensioni.

Nasce così NEO Shield il progetto internazionale coordinato dall'Institute of Planetary Research di Berlino che unisce Europa, Russia e Stati Uniti per valutare i rischi reali legati ai NEO e l'eventualità di individuare e mettere a punto strategie di difesa contro i pericoli rappresentati da essi. Allo studio, ci sarebbero tre metodi da considerare: il primo prevederebbe l'impiego di una sonda spaziale in grado di agganciare l'oggetto celeste, trascinandolo poi su una nuova rotta, deviandone così la corsa che non finirebbe con l'inevitabile schianto sulla terra.

Il secondo metodo mirerebbe sempre alla modifica della rotta ma, questa volta, attraverso una sonda che andrebbe ad infrangersi sull'asteroide: il fortissimo impatto causerebbe uno spostamento nell'orbita. La terza tecnica al vaglio prevederebbe il lancio di testate missilistiche che, a detta degli esperti, sarebbero l'unica possibile arma vincente per deviare il tragitto degli enormi oggetti che transitano nei cieli. Tre ipotesi di cui è necessario discutere a causa delle numerose perplessità che ancora destano negli scienziati: ma, del resto, per il momento pare che non ci sia nulla da temere e che tutti gli oggetti siano sempre accuratamente monitorati, a debita distanza dalla nostra superficie.

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