314 CONDIVISIONI
video suggerito
video suggerito

L’ameba mangia cervello e la storia della dodicenne Kali

L’adolescente Kali Hardig era caduta in un sonno profondo dopo una gita con gli amici. La preoccupazione della madre, la diagnosi dei medici e la successiva operazione hanno interrotto l’attività distruttiva del cervello che l’ameba aveva già cominciato.
A cura di Redazione Scienze
314 CONDIVISIONI
Immagine

Un'ameba le stava mangiando il cervello, ma per Kali Hardig tutto si è concluso nel migliore dei modi. La ragazza, una dodicenne dell'Arkansas, è stata infettata dopo una gita il 14 luglio al Willow Springs Water Park di Little Rock, parco acquatico in cui si era registrato un caso simile nel 2010, la cui recidività ha portato il Dipartimento della Salute dell'Arkansas a chiederne la chiusura. E' lì che con ogni probabilità Kali ha "incontrato" l'ameba. Si tratta di quella che scientificamente viene definita Naegleria fowleri, un organismo unicellulare che vive in acqua dolce, cresce dopo diversi giorni di caldo intenso e vive in prossimità dei fondali e delle pareti di fiumi o laghi. L'acqua solitamente è paludosa e può arrivare all'uomo attraverso il naso. E' da questo orifizio che l'ameba fa il suo ingresso, raggiungendo in tal modo il cervello e distruggendone progressivamente il tessuto fino alla morte dell'ospitante nel giro di appena una settimana.

Condotta d'urgenza al Arkansas Children's Hospital per una febbre particolarmente violenta, i medici hanno diagnosticato una meningoencefalite amebica primaria, che è appunto un'infezione che può essere causata dalla Naegleria fowleri. I medici hanno adottato un trattamento innovativo, inducendo il coma attraverso un abbassamento artificiale della temperatura corporea e somministrando un farmaco sperimentale. L'ameba è stata così sconfitta, ma – ricorda il medico  il dottor Sanjiv Pasala – "Abbiamo eliminato il parassita dal suo corpo, ma far tornare a posto il cervello è la parte più difficile. Però ogni giorno assistiamo a un piccolo miglioramento, siamo ottimisti". La ragazza, a oltre un mese di distanza dall'infezione, ha ripreso a parlare e camminare.

Immagine

[Foto da Wikipedia]

314 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views