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L’acqua ha un sapore: scoperto un nuovo senso nella lingua che lo ‘riconosce’

Attraverso alcuni esperimenti sui topi è stato dimostrato che nella lingua sono presenti recettori in grado di intercettare il sapore dell’acqua, per la quale abbiamo un vero e proprio senso dedicato. I recettori sono gli stessi legati ai sapori acidi, ma non si sa ancora in che modo vengono stimolati dall’acqua.
A cura di Andrea Centini
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Ricercatori del California Institute of Technology di Pasadena hanno scoperto che sulla lingua dei mammiferi sono presenti recettori che determinano un senso per l'acqua, il cui sapore (neutro) è uno degli argomenti più dibattuti in ambito scientifico e filosofico, sin dai tempi di Aristotele. In pratica, il team di scienziati coordinato dal professor Yuki Oka, docente di Biologia specializzato in neuroscienze, ha determinato che la lingua, oltre a rilevare i cinque sapori fondamentali, ovvero salato, acido, amaro, dolce e umami, quello legato al glutammato e identificato nel 1908 dal ricercatore giapponese Kikunae Ikeda, riesce a intercettare anche quello dell'acqua. Ciò significa che il fluido alla base della vita ha un suo sapore e non è un semplice veicolo per gli altri.

È noto che recettori sensibili all'acqua sono presenti negli anfibi e negli insetti, e gli studiosi hanno voluto dimostrare la loro esistenza anche nei mammiferi, coinvolgendo gli immancabili topi in quello che è stato definito uno studio “ben progettato e intrigante”. Il primo passo del team di Oka è stato quello di creare gruppi di topi ingegnerizzati, privati dei recettori per il sapore. Dopo vari test si è scoperto che i bottoni gustativi legati al sapore acido si attivavano anche con l'acqua, e in un esperimento di controprova è stato dimostrato che topi privi di questi recettori avevano più difficoltà degli altri a scegliere se bere acqua o una soluzione oleosa di silicone, insapore e incolore.

Trovati i principali indiziati, i ricercatori hanno fatto il passo successivo avvalendosi dell'optogenetica, una branca della scienza che si basa su segnali ottici per attivare risposte neuronali. In parole semplici, hanno reso i recettori sensibili all'acqua capaci di “rispondere” a un laser blu, e dopo aver abituato i topi a bere acqua da un beccuccio hanno sostituito il liquido con il suddetto laser. I topi, incredibilmente, lo leccavano con insistenza come se stessero bevendo realmente, ma con una frequenza molto maggiore rispetto al vero fluido. Ciò suggerisce che i recettori sulla lingua spingono a bere, ma non danno il segnale di quando fermarci. “È importante notare che la stimolazione di queste cellule non allevia la sete”, ha sottolineato il dottor Oka.

Ci sono ancora diverse domande alle quali la ricerca non ha dato risposta; ad esempio, se è vero che abbiamo un senso per il sapore dell'acqua, non sappiamo come esso faccia ad essere veicolato dagli stessi recettori per l'acido. Un processo che, secondo gli esperti, potrebbe essere legato al pH. I dettagli dello studio sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Nature Neuroscience.

[Foto di Olichel]

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