Uno studio, realizzato dal Computational Intelligence Group (CIG) della School of Computing della Universidad Politécnica de Madrid (UPM), gli studenti veterinari della Universidad Alfonso X El Sabio e il dipartimento di etologia della Eötvös Loránd University of Budapest, intitolato “Comparing supervised learning methods for classifying sex, age, context and individual Mudi dogs from barking” e pubblicato su Animal Cognition, svela il significato dell'abbaio dei cani.
I ricercatori hanno analizzato 800 vocalizzazioni emesse da 8 cani di razza Mudi, pastori ungheresi riconosciuti dalla FCI nel gruppo 1 al numero 238, stimolati da diverse situazioni:
- da soli – lasciati da soli dal proprietario legati ad un albero in un parco
- palla – posti a 1,5 metri di distanza dal proprietario che tiene in mano il gioco preferito del cane
- attacco – messi a confronto con una finta aggressione al proprietario
- cibo – posti a 1,5 metri di distanza dal proprietario che tiene in mano la ciotola con il cibo
- gioco – eccitati da un gioco di lotta con il proprietario
- estranei – messi a confronto con l'arrivo di un estraneo in casa, in assenza del proprietario
- passeggiata – in attesa di uscire per il giro mentre il proprietario si prepara
Una volta registrati, gli abbai dei cani posti di fronte a queste situazioni sono stati analizzati a computer e ai ricercatori è stato possibile associare, nel 80,25% dei casi, l'età del cane, nell'85,13% dei casi, il sesso del soggetto ascoltato, e, nel 55,5% dei casi, il tipo di situazione che stava vivendo.
Questo tipo di “traduttore” dell'abbaio canino, che ancora deve essere perfezionato per aumentare le percentuali di riuscita, se a noi proprietari può sembrare superfluo perché conosciamo i nostri cani e i loro vocalizzi, può avere un'importante applicazione nella vita dei veterinari, o di coloro che lavorano con i cani, per poter comprendere meglio il tipo di emozioni che provano e i messaggi che cercano di veicolare.