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Kathmandu si è sollevata di un metro

Gli effetti del terremoto misurati attraverso i rilievi satellitari.
A cura di Redazione Scienze
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Deformazioni della superficie dovute al terremoto del Nepal (fonte ESA)
Deformazioni della superficie dovute al terremoto del Nepal (fonte ESA)

A quattro giorni di distanza dal devastante terremoto che ha colpito il Nepal non è ancora possibile giungere a dati certi, rispetto al numero delle vittime e alla conta dei danni. Quello che invece sappiamo, grazie alla tecnologia satellitare, è che l'area di Kathmandu ha subito una deformazione del suolo di circa un metro a causa della potente scossa di magnitudo 7.8.

Effetti visibili di quanto avviene in profondità

I ricercatori dell'Istituto per il Rilevamento Elettromagnetico dell’Ambiente del Consiglio Nazionale delle Ricerche di Napoli hanno sfruttato le acquisizioni radar del satellite di nuova generazione Sentinel-1A per analizzare i fenomeni sismici tutt'ora in atto e gli effetti permanenti sul territorio, visibili già da adesso. L'interferometria radar differenziale è la tecnica che permette di misurare gli spostamenti del terreno attraverso l'occhio scrutatore spaziale dei satelliti, giungendo ad una precisione dell'ordine di pochi centimetri per aree molto estese. Le immagini ottenute hanno consentito di delineare una mappa delle modifiche verificatesi sulla superficie interessata dell'evento, attraverso un confronto su un intervallo temporale compreso tra il 17 e il 29 aprile.

Si va da un minimo di tre centimetri fino ad una deformazione di circa un metro localizzata ad appena 17 chilometri dalla capitale Kathmandu: movimenti che sono stati la conseguenza non soltanto del primo, catastrofico terremoto ma anche delle successive scosse (che hanno superato in diversi casi la magnitudo 5). Quello che per noi è osservabile "dall'alto" non è altro che la risposta della superficie a quanto avviene sul piano di faglia, nelle profondità della Terra.

La missione Sentinel 1A

La missione Sentinel 1A che ha reso possibili i rilevamenti è frutto del lavoro dall'Agenzia Spaziale Europea ed è parte del programma Copernicus che prevede due satelliti in orbita. Lanciato nell'aprile del 2014, il satellite contempla tra i suoi principali compiti quello di monitorare i rischi di movimento della superficie terrestre al fine di elaborare mappe che possano fornire sostegno nei casi di emergenze umanitarie. Oltre a questo, la missione prevede un occhio "di riguardo" verso le zone di mare ghiacciate e, in generale, gli ambienti marini nonché verso le aree di elevato interesse ambientale, come le foreste, l'acqua e il suolo.

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