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Qual è la causa del terremoto in Nepal

Come i movimenti delle placche determinano hanno determinato una catastrofe da migliaia di morti.
A cura di Redazione Scienze
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Immagine dell'INGV
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Sono ormai trascorsi due giorni dal devastante terremoto che ha colpito la regione del Nepal la mattina del 25 aprile: due giorni che hanno visto crescere un bilancio disastroso di vittime e danni che ancora oggi è ben lontano dall'essere giunto ad una conta definitiva. E mentre vediamo scorrere davanti ai nostri occhi immagini di morte, distruzione e disperazione, l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia ci ricorda da dove ha avuto origine questa catastrofe.

Perché la terra trema?

Tutti conoscono la meraviglia imponente della catena montuosa dell’Himalaya, la più alta del Pianeta: quel tetto del mondo è il frutto di un fenomeno noto come tettonica delle placche. L’Himalaya si è infatti formata dalla convergenza della placca indiana, a sud, con la placca euro-asiatica settentrionale: tale convergenza ancora in corso determina l’attività sismica dell’intera area che ne fa una delle regioni a più alto rischio sismico del mondo. Tra le due placche, infatti, viene registrato un movimento relativo di circa 4/5 centimetri all’anno: secondo le stime degli esperti, 2 centimetri annui sono accumulati lungo il margine meridionale della catena montuosa. Facendo due rapidi calcoli, si arriva a comprendere che ogni secolo la deformazione accumulata è pari a due metri di spostamento relativo tra le due placche in questione. Sostanzialmente la placca indiana scivola al di sotto di quella asiatica, creando l'innalzamento dell'Himalaya: per secoli resta ferma una porzione di contatto tra le placche, determinando un periodo inter-sismico che termina drammaticamente quando viene superata la resistenza della faglia. A quel punto interviene un terremoto che funziona per "scaricare" le forze e ristabilire un temporaneo equilibrio geologico.

Ancora scosse

Ora, poiché nella zona colpita dal recente terremoto non si erano verificati terremoti forti per diversi secoli, la regione nei dintorni di Kathmandu era considerata un gap sismico, ossia un plausibile candidato per il prossimo sisma: fino a quando la natura non è “esplosa” in tutta la sua potenza con un terremoto di magnitudo 7.8. Nel 1934 a tremare era stata l’area orientale rispetto a quella colpita lo scorso 25 aprile, con un sisma di magnitudine superiore a 8. Come molti sapranno, purtroppo, l’evento non si è concluso con la prima drammatica scossa: in queste drammatiche ore di ricerca di morti e dispersi si continuano comunque a registrare decine di aftershock, alcuni dei quali con magnitudine superiore a 5.

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