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Covid 19

Italiani più grassi e depressi: la pandemia erode salute mentale e sane abitudini

Un sondaggio condotto dalla rete di specialisti della sanità privata “Top Doctors” ha evidenziato un crollo del benessere psicofisico degli italiani, a un anno dall’inizio della pandemia di COVID-19. Ansia, stress, depressione e disturbo da stress post traumatico sempre più diffusi, assieme a sedentarietà, cattiva alimentazione e problemi legati allo smartworking.
A cura di Andrea Centini
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È trascorso più di un anno da quando l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) dichiarò che l'epidemia di COVID-19, l'infezione provocata dal coronavirus SARS-CoV-2, si era ormai trasformata in una pandemia, ovvero in una circolazione globale e incontrollata del patogeno emerso in Cina. Quando il direttore dell'OMS Tedros Adhanom Ghebreyesus fece questa comunicazione, l'11 marzo del 2020, l'Italia stava sperimentando i primi giorni del lockdown; fummo infatti i primi, in Occidente, a essere travolti dalla prima ondata di infezioni, che rapidamente si manifestò anche in altri Paesi. Alla data odierna, martedì 6 aprile, sulla base della mappa interattiva messa a punto dall'Università Johns Hopkins si registrano oltre 131 milioni di contagi e 2,8 milioni di morti in tutto il mondo, mentre in Italia le infezioni complessive sono 3,6 milioni e le vittime 111.326. Numeri che non accennano a diminuire, e che continueranno a crescere inesorabilmente fino a quando la campagna vaccinale non inizierà a dare i suoi frutti. Oggi vediamo questo bagliore in fondo al tunnel, ma i sentimenti sono comunque totalmente diversi da quelli sperimentati un anno fa, quando ancora non tutti percepivano le dimensioni del baratro in cui stavamo precipitando. Oltre a un costo esorbitante in termini di vite umane, la pandemia sta avendo un catastrofico impatto sulla nostra salute psicofisica, oltre che a livello sociale ed economico. Ciò ha comportato un crollo vertiginoso dei parametri del nostro benessere, a causa del costante isolamento, delle limitazioni alle libertà personali, al dover lavorare e studiare da casa in condizioni complesse e a molteplici altri fattori che hanno sconvolto le nostre vite.

A “fotografare” la situazione drammatica che stiamo vivendo a un anno dall'inizio della pandemia vi è un recente sondaggio condotto da Top Doctors, una piattaforma dedicata alla sanità privata nata per mettere in contatto i pazienti con gli specialisti più idonei per trattare i propri problemi di salute. Si tratta di una progetto internazionale che coinvolge esperti di molteplici discipline di diversi Paesi, Italia compresa. E proprio nel nostro Paese, tra il primo e il 15 marzo di quest'anno, la comunità legata alla piattaforma è stata invitata a rispondere alle domande sulle conseguenze della pandemia, facendo emergere un quadro assai precario del nostro benessere, in particolar modo quello psicologico (ma non solo). Lo scorso anno l'OMS dichiarò che la diffusione del virus stava determinando una vera e propria erosione della salute mentale, mentre psicologi e psichiatri lanciavano l'allarme su un'attesa ondata di disturbo da stress post traumatico. A vivere il "trauma da pandemia" non vi è solo fra chi è stato colpito direttamente dal virus – come i pazienti che hanno vissuto la drammatica esperienza della terapia intensiva – ma anche tra chi ha perso il lavoro e affetti cari, e chi ha visto la propria vita/routine/attività completamente travolta dalle inevitabili restrizioni. Il confinamento, le distanze da affetti e luoghi del cuore, le limitazioni alle libertà personali, hanno avuto un impatto devastante soprattutto per chi già soffriva di depressione e ansia; per tutti i soggetti fragili. Come evidenziato da Top Doctors, quando un anno fa dilagava la paura per il contagio, eravamo anche fiduciosi per una rapida soluzione del problema (21 percento) e pronti ad accettare le misure per spezzare la catena dei contagi (19 percento). Ma oggi, dopo aver trascorso la seconda Pasqua in zona rossa, i sentimenti sono completamente diversi: dominano la frustrazione (39 percento), la stanchezza (28 percento) e la rabbia (23 percento), un turbinio di emozioni negative che si riflette sul benessere psicofisico. Sono infatti aumentati del 9 percento coloro che hanno cercato supporto psicologico, ma più del doppio (22 percento) ha dichiarato di averne bisogno, pur non avendo ancora contattato uno specialista. Depressione, ansia, stress, irritabilità, insonnia e incubi continui sono diventati (cattivi) compagni di vita per moltissime persone, parte delle quali ha iniziato a trovare appagamento (e conseguenti sensi di colpa) nel cibo.

Dal sondaggio di Top Doctors è infatti emerso che ben il 39 percento degli intervistati è aumentato di peso nel corso dell'ultimo anno, avendo cercando “conforto” negli alimenti ipercalorici e zuccherati. Il 17 percento ha dichiarato di mangiare anche fuori pasto per stress e noia, mentre il 19 percento ha ammesso di consumare più spesso piatti ricchi di calorie. Il sovrappeso e l'obesità che possono derivare da una continua alimentazione scorretta, com'è ampiamente noto, hanno un impatto negativo anche sulla nostra salute fisica, aumentando il rischio di patologie cardiovascolari e tumori, evidenziano gli specialisti di Top Doctors. Il confinamento e la chiusura delle palestre hanno anche catalizzato la sedentarietà e l'inattività fisica, anch'esse legate in modo significativo alla mortalità prematura (uccidono quasi 90mila italiani ogni anno). Oltre un quarto degli intervistati ha inoltre dichiarato di non sentirsi più a proprio agio con il proprio aspetto fisico e desidera di tornare al più presto agli allenamenti, come nel periodo pre-pandemico.

A impattare sulla salute psico-fisica anche lo smartworking e la didattica a distanza (DAD), che hanno comportato tutta una serie di disagi per le tantissime ore trascorse al PC durante il giorno, magari in posizione scorretta. Nel complesso il 63 percento degli intervistati ha sperimentato problemi legati al lavoro da casa. Fastidi al collo e alle spalle (34 percento); mal di testa (29 percento); occhi secchi o lucidi (26 percento); mal di schiena (22 percento) e gambe gonfie (18 percento) sono i sintomi più comuni riscontrati, sui quali spesso si agisce solo con antidolorifici. Solo una piccolissima parte degli intervistati (12 percento) si è rivolto a uno specialista per risolvere i propri problemi. La rinuncia alle cure, per paura del contagio o per la difficoltà/impossibilità nel fissare gli appuntamenti, è del resto un altro dei grandi problemi di questa pandemia. Ben il 42 percento degli intervistati ha dichiarato di rimandare le proprie visite non indispensabili, mentre meno del 20 percento è tornato a farsi seguire dal medico. La paura del contagio ha avuto anche effetti drammatici sulla mortalità per infarto, triplicata durante la pandemia. In tanti, infatti, hanno atteso troppo prima di cercare assistenza medica, e hanno così perso la vita. Quello evidenziato da Top Doctors è uno scenario di precarietà e sofferenza diffuse, che solo con un vero, graduale ritorno alla normalità potrà essere recuperato, benché gli effetti del SARS-CoV-2 si faranno sentire a lungo, anche ben oltre la fine della pandemia.

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