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Irlanda, quegli scheletri con il sasso in bocca

Ritrovati recentemente due scheletri risalenti all’VIII secolo le cui bocche sono state serrate da una grossa pietra: secondo gli scienziati era una pratica volta ad evitare che il morto ritornasse sotto forma di zombie.
A cura di Nadia Vitali
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Una storia che non esiteremmo a definire horror e che, naturalmente, proviene proprio dall’Irlanda, patria di aneddoti terrificanti e di castelli infestati, assieme alla vicina Scozia, nonché paese della banshee. Questa volta il tutto nasce non dalla fantasia popolare che divulga racconti spaventosi in cui fantasmi senza pace si aggirano per i luoghi degli uomini, bensì da un ritrovamento archeologico avvenuto di recente a Kiltaesheen nei pressi di Loch Key, nell’ambito di una campagna di scavi che va avanti da 2005.

Fino ad ora il programma di ricerca ha portato alla luce numerosi scheletri, ben 137, ma gli archeologi ritengono che nell’area ce ne dovrebbero essere almeno 3000, tutti di uomini vissuti nell’arco di tempo incluso tra il 700 ed il 1400. Tuttavia quello che ha destato particolare interesse negli studiosi, guidati da Chris Read dell’Institute of Technology di Sligo e e da Thomas Finan dell’Università di Saint Louis, è stato un rinvenimento avvenuto nelle settimane scorse, destinato a suscitare grandi interrogativi e grande curiosità.

Due degli scheletri, entrambi risalenti all’VIII secolo ma sepolti in due periodi diversi, stesi accanto, l’uno guardando in alto, l’altro lateralmente, entrambi accomunati da una caratteristica piuttosto inquietante: una grossa pietra che ne tiene serrate le bocche, infilata con una certa forza al momento dell’inumazione. La prima ipotesi per spiegare la testimonianza di un rito così macabro è stata ricercata da Read in un’antica credenza di origine germanica secondo la quale la peste nera veniva diffusa dai vampiri che masticavano il proprio sudario nella tomba, chiamati Nachzehrer, che quando uscivano diffondevano il terribile morbo; il sasso in bocca sarebbe servito proprio ad impedire al defunto di compiere il suo terribile compito.

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Il precedente illustre, è quello del teschio rinvenuto a Venezia pochi anni fa nell'ambito degli scavi archeologici nell'isola del Lazzaretto Nuovo; in quel caso il sasso in bocca era servito proprio a fermare una persona ritenuta responsabile della diffusione del male feroce che flagellava la città lagunare. Tuttavia, per quanto riguarda i due nuovi scheletri irlandesi, le cui età si aggirano tra i 20 e i 30 per uno e tra i 40 e i 60 per l'altro, le conclusioni a cui sono arrivati gli studiosi sono differenti: la leggenda dei Nachzehrer, infatti, nasce e si diffonde principalmente intorno al 1300, dunque quando questi uomini riposavano già da diversi secoli.

Probabilmente i due irlandesi erano delle figure al margine della comunità: personaggi ritenuti pericolosi, come assassini, o anche forestieri, reietti in qualche modo che non ci è dato sapere, forse anche solo per essere morti in seguito ad una malattia non identificata. Serrare il loro cavo orale era un modo per impedire che costoro potessero tornare tra i vivi, creando scompiglio e terrore; la bocca, del resto, già per i greci era considerata un varco dal quale fuggiva l'anima quando la persona lasciava questo mondo. E, se l'interpretazione degli archeologi è giusta, queste persone avevano un'anima che era meglio ricacciare negli abissi, impedendole di rientrare proprio da quel varco, piuttosto che rischiare di ritrovarsela di fronte sotto forma di zombie. (fonte National Geographic)

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