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Ipertrigliceridemia estrema, la condizione che rende il sangue bianco e denso come il latte

La concentrazione di trigliceridi in circolo può raggiungere livelli così elevati che il sangue può trasformarsi in un fluido viscoso, bianco e denso come il latte, una condizione nota come ipertrigliceridemia estrema. Nel caso di un paziente tedesco di 39 anni ha raggiunto i 18mila milligrammi per decilitro di sangue, quando normalmente la concentrazione è inferiore ai 150 mg/dL.
A cura di Andrea Centini
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Credit: Koehler et al., Annals of Internal Medicine
Credit: Koehler et al., Annals of Internal Medicine

Quando il livello di trigliceridi nel sangue è superiore ai 500 milligrammi per decilitro, si manifesta una condizione chiamata ipertrigliceridemia. L'alterazione può raggiungere livelli estremi, come avvenuto nel caso di un paziente tedesco di 39 anni, nel quale i medici hanno registrato un picco di ben 18mila milligrammi di trigliceridi per decilitro di sangue. L'uomo aveva così tanto grasso in circolo che il suo sangue era diventato bianco e denso come il latte, mettendo in serissimo pericolo la sua vita. È stato salvato grazie a una tecnica medica vecchia di migliaia di anni, il salasso, attraverso il quale i medici hanno sostituito due litri del suo sangue.

Cos'è l'ipertrigliceridemia

L'ipertrigliceridemia è una concentrazione abnorme di trigliceridi nel sangue. Il valore, nelle persone in salute, è inferiore ai 150 milligrammi per decilitro di sangue (il “range” sano è compreso tra 50 mg/dL e 150 mg/dL); la condizione al limite della normalità è quella tra i 150 mg/dL e i 200 mg/dL, mentre vengono diagnosticati i “trigliceridi alti” tra i 200 mg/dL e i 499 mg/dL. Oltre questa soglia si determina l'ipertrigliceridemia, che come indicato può raggiungere concentrazioni estremamente elevate. Anche i “semplici” trigliceridi alti rappresentano comunque un pericolo della salute, dato che la condizione è associata a malattie cardiovascolari come aterosclerosi, ictus, infarto del miocardio e angina pectoris. L'ipertrigliceridemia può essere sia primaria che secondaria, ovvero scatenata da un'altra condizione patologica.

I sintomi dell'ipertrigliceridemia

Nella maggior parte dei pazienti l'ipertrigliceridemia non determina sintomi visibili, ma in alcuni casi può manifestarsi con segni riconoscibili. Tra essi vi sono gli xantomi eruttivi, escrescenze cutanee dai 2 ai 5 millimetri di dimensione che formano “grappoli” di bolle (papule) spesso contornate di rosso acceso. Nei soggetti con 1000 milligrammi di trigliceridi per decilitro di sangue può manifestarsi la lipemia retinalis, una condizione determinata dall'aspetto anormale delle arterie e delle vene degli occhi, causato dall'eccesso di grassi in circolo. Altre conseguenze dell' ipertrigliceridemia possono essere l'ingrossamento del fegato e della milza (epatosplenomegalia); la pancreatite e la pancreatite acuta. Fino al 4 percento dei casi di pancreatite acuta sono legati a una concentrazione di trigliceridi di 1000 mg/dL o più. Il paziente tedesco con ipertrigliceridemia estrema si è presentato al pronto soccorso con nausea, dolori e disturbi neurologici.

Cause dell'ipertrigliceridemia

Tra le cause dell'ipertrigliceridemia vi sono l'eccesso di cibo; l'obesità; il diabete; la resistenza all'insulina; il consumo eccessivo di alcol; carenza della lipoproteina lipasi; insufficienza renale; ipotiroidismo; lupus e una predisposizione genetica. Anche alcuni farmaci diuretici e quelli che combattono l'HIV possono portare all'ipertrigliceridemia. Nel caso estremo del trentanovenne tedesco, i medici che lo hanno trattato hanno rilevato una serie di fattori correlati, come obesità, dieta, insulino-resistenza e il fatto che non assumesse i farmaci prescritti per curare il diabete, oltre a una possibile predisposizione genetica. A causa di ciò il suo sangue era diventato così denso che ha inceppato due volte un macchinario utilizzato per trattare l'ipertrigliceridemia, la plasmasferesi, che “ripulisce” il sangue dall'eccesso di trigliceridi e lo rimette in circolo. Per questa ragione hanno deciso di optare per il salasso, come spiegato nel loro “case report” pubblicato sulla rivista scientifica Annals of Internals Medicine.

Cura dell'ipertrigliceridemia

Oltre alla già citata plasmasferesi, che si utilizza principalmente per i casi con sangue più viscoso, l'ipertrigliceridemia può essere trattata anche con diversi farmaci. Tra essi le statine, i fibrati, gli acidi grassi niacina (derivati dell'acido nicotinico) e Omega 3, che i medici valutano in base al rischio cardiovascolare del paziente. Fondamentale risulta un cambiamento nello stile di vita del paziente, in particolar modo nel modello alimentare da seguire, con la necessità di perdere peso ed effettuare esercizio fisico moderato.

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