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Ipertermia e cancro, la tecnica che con il calore porta le cellule malate al suicidio

Con la tecnica dell’ipertermia si portano le cellule tumorali a una temperatura compresa tra 41° e 44° centigradi, sufficiente a provocarne la morte. Se associata a chemioterapia e/o a radioterapia i suoi effetti benefici possono raddoppiare.
A cura di Andrea Centini
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Il calore può sconfiggere il cancro: è questo il principio sul quale si basa l'ipertermia, una tecnica che può rendere più efficace anche la chemioterapia alzando la temperatura delle cellule malate e portandole alla morte. Nonostante l'efficacia, come dimostrato da alcuni interventi di successo, l'ipertermia è molto meno conosciuta delle tecniche tradizionali, e in Italia i centri che la praticano non sono numerosi. Presenta numerosi vantaggi e in alcuni casi può essere addirittura somministrata senza coinvolgere chirurgia, chemioterapia e/o radioterapia, sebbene lavorando in sinergia con queste ultime possa persino raddoppiare la sua efficacia.

Cos'è l'ipertermia

Per ipertermia, o ipertermia oncologica, si intende un trattamento terapeutico basato sull'aumento di temperatura mirato della parte malata dell'organismo. La tecnica può essere Superficiale o Profonda in base alla posizione dei tumori, ed esistono macchinari specifici – come la Oncotherm EHY 3010 ML – per operare nelle varie parti del corpo. La temperatura delle cellule malate viene portata in un intervallo compreso tra i 41° centigradi e i 44° centigradi, sufficiente per spingerle alla cosiddetta apoptosi, il “suicidio” cellulare o morte cellulare programmata.

Come funziona l'ipertermia

Ma come si fa ad aumentare la temperatura di una parte del corpo mantenendo inalterata quella dell'intero organismo? Il principio dell'ipertermia è assimilabile a quella di un forno a microonde. Sfrutta onde elettromagnetiche a una specifica frequenza che possono attraversare il corpo umano e scaldare con precisione la massa tumorale, ovunque essa si trovi. I tumori profondi, come quelli al retto, vengono trattati con campi elettromagnetici a bassa frequenza di 13,56 Mhz frequenza o sfruttando antenne con una capacità tra i 70 MHz ed i 144 Mhz. Per quelli superficiali come i melanomi si sale invece a un intervallo compreso tra i 434Mhz e i 915Mhz.

Perché è efficace

L'ipertermia funziona perché sfrutta un “punto debole” delle cellule tumorali. A causa dello sviluppo anomalo non presentano una circolazione sanguigna efficiente, e ciò impedisce la dissipazione del calore come avviene nelle cellule sane. In parole semplici, scaldandole, le cellule malate non riescono più a replicarsi, si indeboliscono e muoiono. Una volta indebolite, inoltre, diventano facile preda dei farmaci oncologici e delle altre tecniche; non a caso gli effetti migliori dell'ipertermia si ottengono proprio operando in sinergia con esse. Il calore, in aggiunta, stimola e agevola la reazione del sistema immunitario dei pazienti malati.

Tanti vantaggi, pochi o nessun effetto collaterale

L'ipertermia non è tossica, è ben tollerata e preserva le cellule sane attorno a quelle malate. In parole semplici, è molto meno aggressiva rispetto alla chemioterapia o alla radioterapia. Per questo è la scelta privilegiata per trattare pazienti con un complesso quadro clinico, che potrebbero non sopravvivere alle altre procedure. Una sensazione simile a una leggera febbre, piccole bruciature e ulcere, nel caso in cui il cancro regredisca troppo velocemente, sono gli unici effetti collaterali noti, anche se poco diffusi.

Non solo cancro

La tecnica dell'ipertermia viene sfruttata con successo anche per trattare patologie muscolari, tendinee e scheletriche, operando tuttavia con macchinari, temperature e procedure completamente differenti. Anziché sfruttare le onde elettromagnetiche, alcuni macchinari per contratture sfruttano particolari sacche di acqua distillata riscaldata.

[Credit: Oncotherm]

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