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Invasione di meduse in estate: come proteggersi da quelle pericolose

Per evitare di essere punti da una medusa o limitare al massimo i rischi è opportuno prendere diverse precauzioni, sia prima che dopo essere entrati in acqua. Benché uno spiacevole incontro con questi affascinanti invertebrati possa avvenire anche in altri periodi dell’anno, l’estate è indubbiamente la stagione più a rischio. Ecco cosa c’è da sapere.
A cura di Andrea Centini
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Durante l'estate il rischio di essere punti da una medusa aumenta esponenzialmente non solo perché è il periodo dell'anno in cui si fa il bagno con maggiore probabilità, ma anche perché è quello di maggiore diffusione per questi affascinanti invertebrati. Con l'apertura e l'allargamento del Canale di Suez, inoltre, il rischio non riguarda più solo le specie autoctone, cioè quelle che vivono stabilmente nei mari italiani, ma anche quelle aliene provenienti dai mari tropicali. L'aumento delle temperature legato ai cambiamenti climatici è un ulteriore volano alla diffusione dei celenterati (o cnidari) che amano l'acqua calda. Fortunatamente non tutte le specie sono urticanti e pericolose per l'uomo, tuttavia è sempre bene tenersi alla larga da questi animali e non toccarli; ecco cosa fare per proteggerci dalle meduse.

Evitare le acque “infestate”

Per evitare di farsi pungere da una medusa, un regola d'oro da rispettare è quella di verificare se le acque in cui ci sta addentrando sono sicure o meno. Nelle spiagge possono essere esposti cartelli, bandiere e altra segnaletica che avvisa della presenza di meduse in acqua. Dopo essersi informati con bagnini e altro personale specializzato, si può decidere o meno se tentare la sorte. Ovviamente, in caso di vere e proprie invasioni o quando si tratta di meduse letali (come le cubomeduse che popolano le acque australiane), è opportuno non entrare in acqua. Ci sono condizioni in cui le meduse sono più numerose del normale, ovvero le giornate molto ventose. Le meduse sono infatti creature planctoniche, che pur potendo nuotare in verticale vengono spinte dalla corrente. Ecco perché possono accumularsi sulla riva. Va tenuto presente che le meduse non vogliono attaccarci, come farebbe una vespa, ma siamo noi che andiamo incontro al nostro "destino".

Fare sempre attenzione

Una volta in acqua è cosa buona e giusta munirsi di occhialini, che permettono di controllare meglio l'ambiente marino che ci circonda. Le meduse possono essere viste piuttosto facilmente in acque molto limpide, meno in quelle più inquinate e scure. È comunque opportuno sapere che alcune specie hanno tentacoli lunghi molti metri, e potrebbero essere molto più vicini a noi di quanto non lo sia il corpo principale dell'animale. Basti pensare alla famigerata caravella portoghese (Physalia physalis), non una vera e propria medusa ma un sifonoforo (quattro organismi in simbiosi), i cui tentacoli possono raggiungere decine di metri di lunghezza. Fortunatamente questa specie aliena è molto rara nei nostri mari, anche se nel 2010 ha causato una vittima nel cagliaritano per shock anafilattico, una donna di 69 anni.

Caravella portoghese. Credit: Andrea Centini
Caravella portoghese. Credit: Andrea Centini

Deterrenti per le meduse

Per chi non vuole affidarsi solo ai propri sensi e vuol sentirsi ancor più sicuro esistono in commercio prodotti pensati appositamente per proteggersi dalle punture di medusa. Si possono acquistare lozioni antimedusa che sono molto simili a una crema solare; il loro principio di azione si basa sul rendere la pelle troppo scivolosa per far aderire gli “uncini” urticanti delle nematocisti delle meduse, gli organi responsabili delle punture, inoltre ostacolano i processi che determinano l'infiammazione. In alternativa si possono acquistare vere e proprie mute antimedusa in neoprene, molto in voga in Australia dove vivono le specie più letali del pianeta.

La medusa mi ha punto: cosa fare

Qualora una medusa dovesse pungervi non dovete farvi prendere dal panico. Se si è al largo e necessario tornare immediatamente a riva sopportando il dolore, perché nei soggetti sensibili le punture di determinate specie – come la già citata caravella portoghese, che includiamo tra le meduse per comodità – possono determinare uno shock anafilattico, una reazione allergica sproporzionata potenzialmente fatale. L'area interessata va risciacquata più volte con acqua salata per rimuovere eventuali residui dei tentacoli e nematocisti inattivate. Grattarsi e sfregare la pelle potrebbero peggiorare la situazione, così come usare acqua dolce. No a pipì, ammoniaca e altri rimedi popolari che non servono assolutamente a nulla, ma rischiano solo di peggiorare l'infiammazione. Poiché le tossine delle meduse sono termolabili, cioè si disgregano col calore, sarebbe opportuno (ove possibile) immergere la zona colpita in acqua a 40-50° centigradi. Le pietre riscaldate al sole sono inefficaci. Molto utili anche i gel astringenti al cloruro d’alluminio, in vendita in farmacia. Rilvolgersi immediatamente al personale sanitario se il dolore persiste e si registrano reazioni come dermatiti estese, difficoltà nella respirazione, confusione, vomito, mal di testa e altri sintomi.

Le specie urticanti dei nostri mari

Al di là del sifonoforo caravella portoghese, vi sono diverse specie di meduse urticanti presenti nei nostri mari, anche se meno pericolose. La cubomedusa Carybdea marsupialis è una parente decisamente meno tossica della letale specie australiana, tuttavia i suoi tentacoli sono molto urticanti e il veleno potrebbe scatenare un pericolosissimo shock anafilattico. Un'altra specie da evitare è la grande medusa nomade (Rhopilema nomadica), anch'essa “aliena” e proveniente dal Mar Rosso attraverso il Canale di Suez. Attenzione anche alla Pelagia noctiluca, la specie più diffusa e comune del Mar Mediterraneo; è caratterizzata da tentacoli che possono superare i due metri di lunghezza e le sue punture sono dolorosissime. Meno urticanti ma in grado di scatenare dermatiti sono i tentacoli dell'affascinante Aurelia aurita e quelli della Chrysaora hysoscella, specie avvistate nell'Adriatico.

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