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Inquinamento acustico record, biologi: “Prede disattente e uccelli senza partner”

Il livello di inquinamento acustico in molte aree protette americane supera di dieci volte il naturale rumore di fondo. Le conseguenze sono drammatiche in particolar per gli uccelli e per le prede, ma è a rischio l’intero equilibrio ecologico.
A cura di Andrea Centini
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Un team di ricerca della Colorado State University ha determinato che nelle aree protette degli Stati Uniti l'inquinamento acustico provocato da fattori antropici può superare di dieci volte il naturale rumore di fondo, con un impatto devastante sugli equilibri ecologici degli ecosistemi investiti. Gli studiosi, coordinati dalla professoressa Rachel Buxton dell'ateneo di Fort Collins, hanno scoperto questo valore dopo aver registrato oltre un milione di ore di suoni ambientali in quasi 500 distinte aree protette degli USA.

Dall'analisi dei dati è emerso che in oltre il 60 percento delle riserve naturali l'inquinamento acustico è risultato doppio rispetto al rumore ambientale, mentre nel 20 percento esso era addirittura dieci (o più) volte superiore. E risultava doppio anche nel 12 percento delle cosiddette zone incontaminate. Si tratta di dati estremamente significativi, poiché livelli così elevati vengono interpretati come un vero e proprio frastuono assordante dagli animali, che molto spesso hanno un udito più sensibile del nostro. Tra le specie a soffrire maggiormente l'inquinamento acustico vi sono gli uccelli e tutte quelle che generalmente vengono definite prede. I primi, ad esempio, hanno difficoltà a trovare un partner, dato che l'ascolto del canto è alla base del loro ciclo vitale, mentre le prede sono molto più distratte, agevolando il lavoro dei predatori.

“La prossima volta che andate a fare una passeggiata nei boschi – ha sottolineato l'autrice principale della ricerca – prestate attenzione ai suoni che ascoltate, al flusso di un fiume, al vento tra gli alberi e al canto degli uccelli. Queste risorse acustiche sono magnifiche tanto quanto quelle visive, e meritano la nostra protezione”. “Gli animali – prosegue la ricercatrice – usano il rumore per molte funzioni essenziali, come schivare i predatori, trovare cibo e compagni e mantenere le relazioni nei gruppi sociali. Non essere in grado di sentirlo ha gravi conseguenze”.

Tra i principali responsabili dell'inquinamento acustico individuati dai ricercatori vi sono il traffico (stradale, navale e aereo) e gli insediamenti delle industrie estrattive, come quelli per il famigerato fracking. Per porre rimedio al problema gli scienziati suggeriscono che dovrebbero essere preparate leggi ad hoc come quelle che tutelano l'ambiente dall'inquinamento tradizionale. I dettagli dello studio americano sono stati pubblicati sull'autorevole rivista scientifica Science.

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