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Iniziare a lavorare prima delle 10 fa male alla salute: “come una tortura”. Lo dice la scienza

Gli orari imposti dalla società per l’inizio del lavoro non collimano con quelli del nostro orologio biologico quando abbiamo meno di 55 anni, per questo iniziare le attività prima delle 10 del mattino può avere effetti molto negativi sulla salute e sulla produttività. Tra i rischi che si corrono a causa della carenza di sonno vi sono calo delle difese immunitarie, stress, obesità e diabete.
A cura di Andrea Centini
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Credit: innerwhispers
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Iniziare a lavorare prima delle 10:00 è una forma di tortura che nuoce seriamente alla nostra salute, aumentando il rischio di stress, obesità e calo delle difese immunitarie. Inoltre si catalizzano demotivazione e disturbi dell'attenzione, della memoria e dell'umore, con conseguenze negative sulla produttività. Insomma, fare le tradizionali levatacce per recarsi sul posto di lavoro sarebbe controproducente e dannoso. A determinarlo un team di ricerca guidato da scienziati dell'Università di Oxford, Regno Unito, che hanno collaborato con colleghi della sezione “Sleep, Circadian, and Memory Neuroscience” dell'Università Open, dell'Università del Nevada e di altri istituti.

Ritmi circadiani. Ma perché iniziare a lavorare prima delle 10:00 fa così male? Gli scienziati, coordinati dal professor Paul Kelley, un luminare della medicina del sonno, hanno sottolineato che il nostro orologio biologico – nello specifico quello dei soggetti con meno di 55 anni di età – non è allineato con gli orari previsti dalla nostra società. Mediamente, infatti, l'entrata negli uffici è prevista attorno alle 9:00, ma questo orario non collima affatto con il momento in cui saremmo portati a svegliarci biologicamente. Per i giovani lavoratori al di sotto dei 24 anni di età questi ritmi “imposti dall'alto” fanno perdere circa due ore di sonno, mentre per quelli tra i 24 e i 35 anni di età la perdita è di un'ora e mezza. Si va a scalare fino ai 50 anni, quando il momento della sveglia, che corrisponde a quello di un bambino di 10 anni (le 6:30 del mattino), si allinea all'orario classico di lavoro. Non è un caso che la maggior parte dei dirigenti abbia attorno ai 50 anni di età, e l'inizio delle attività alle 9:00 sia il più congeniale per loro.

Carenza di sonno. La carenza di sonno cronica legata ai ritmi imposti dalla società può avere effetti sensibili sulla nostra salute: si spazia dallo stress all'obesità, passando per diabete, calo delle difese immunitarie, cattivo umore, perdita della memoria e dell'attenzione e così via. Per questo il professor Kelley considera la levataccia una vera e propria forma di tortura. Anche negli ospedali e nelle carceri, dove le persone sono costrette a nutrirsi in orari non consoni al loro orologio biologico.

Non solo lavoro. Gli effetti negativi si registrano anche per gli studenti; in base ai calcoli di Kelley e colleghi, gli adolescenti di 16 anni dovrebbero entrare a scuola alle 10:00, mentre chi ha 18 anni o più addirittura alle 11:00. Questo perché la sveglia alle 7:00 per un diciottenne equivale alle 4:30 per un cinquantenne. Attraverso esperimenti condotti in scuole britanniche con ingressi scaglionati in base all'età, gli scienziati hanno dimostrato un rendimento migliore del 10 percento per gli studenti e un calo significativo dei giorni di assenza per malattia. Kelley e colleghi indicano che andrebbe completamente rivisto il modello degli orari di lavoro nelle nostre società, al fine di migliorare la salute di tutti, ma anche le performance produttive. Si tratta tuttavia di un cambio epocale di difficile applicazione, tenendo presente anche solo come sono radicate alcune abitudini (basti pensare alla gestione del tempo libero). Tra gli studi condotti sul tema da Kelly vi è la ricerca “When Should We Start Work? Circadian Sociology Analysis of the Conflict Between Biological and Social Time” pubblicata su SocArXiv.

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