Influenza, in arrivo l’australiana
L'inverno si avvicina e, con lui, arriva l'influenza; anzi, per la precisione, è già arrivata. Il virus stagionale H3N2 è stato isolato su un uomo ricoverato in un ospedale di Genova: si tratta della febbre «australiana», detta anche A-Perth dal nome della città australiana in cui è stata individuata, prevista in Italia per la metà di dicembre ma che si è presentata in anticipo. Per il 2011/2012 sono attesi tra i due e i quattro milioni di casi, con un picco nei mesi di dicembre e gennaio, per una stagione influenzale più mite di quella precedente.
L'H3N2 è già noto poiché circolava anche l'anno scorso, per cui è ipotizzabile che in parte della popolazione sia presente un buon grado di immunizzazione; questa la ragione per cui ci si aspetta un numero inferiore rispetto ai cinque milioni di pazienti affetti della stagione 2010/2011. I sintomi saranno, più o meno, simili a quelli dell'anno scorso: oltre a quelli respiratori, la temperatura dai 38° in su, malessere generale, mal di testa, astenia. È previsto che, durante l'inverno, nel nostro emisfero circoleranno, oltre all'australiano, altri due ceppi: il B-Brisbane, anch'esso battezzato dal nome di una cittadina australiana, e l'H1N1, il temuto virus della febbre suina.
Il consiglio dei medici è di vaccinarsi, soprattutto se si appartiene ad una categoria considerata a rischio; ma per quanti non sentono l'esigenza di ricorrere a questa misura, importante è sempre utilizzare con accuratezza i farmaci. Dopo l'invito dell'Unione Europea ad un uso cauto degli antibiotici, infatti, un nuovo allarme è stato lanciato da un gruppo di ricercatori dell'Università di Edimburgo, guidato dal dottor Kenneth Simpson, in seguito ad uno studio condotto su oltre 600 pazienti ricoverati tra il 1992 ed il 2008 presso la Scottish Liver Transplantation Unit per danni al fegato causati da un farmaco.
Il paracetamolo, antipiretico ed analgesico noto soprattutto con i nomi commerciali dei medicinali che lo contengono come la Tachipirina e l'Efferalgan, se assunto in dosi anche leggermente superiori alla norma ma per un periodo prolungato, può originare una vera e propria overdose difficilmente diagnosticabile, poiché non riscontrabile attraverso le analisi ematiche, e potenzialmente mortale. Importantissimo ed irrinunciabile per la nostra salute il paracetamolo necessita parsimonia ed attenzione, quando si ricorre ad esso nell'ambito di una terapia; qualora, come purtroppo accade, sintomi e dolori non dovessero scomparire con la sua somministrazione, è sempre bene rivolgersi al medico, dunque, e non aumentare autonomamente le quantità del farmaco da prendere, tenendo sempre ben presente che un atto superficiale può compromettere gravemente le condizioni dell'organismo.