Influenza, attenzione ai “super-untori”
Se pensavate che per non essere contagiati dal virus dell’influenza bastasse tenervi alla debita distanza che consentisse di non essere “a portata di starnuto”, evitando magari accuratamente il contatto con oggetti che potrebbero fungere da “vettore”, ebbene vi sbagliavate: un recente studio condotto negli Stati Uniti e pubblicato dal Journal of Infectious Disease rivelerebbe come le microparticelle responsabili della trasmissione dell’influenza da persona a persona viaggino nello spazio assai più di quanto generalmente si pensi; e non solo.
I ricercatori della Wake Forest University di Winston – Salem, North Carolina, hanno condotto un’indagine durante l’epidemia stagionale di influenza nel corso dell’inverno 2010-2011: 94 individui, dei quali il 65% era affetto dal virus, sono stati arruolati in una coorte allo scopo di monitorare caratteristiche e modalità della diffusione per via aerea dell’influenza. Diversi campioni di aria sono stati prelevati ed analizzati dagli studiosi, nel corso delle terapie anti influenzali di routine, a differenti distanze dalla testa del paziente in cura: a meno di 30 cm, 90 cm e 1,892 metri. Fino a quasi due metri dal letto del malato, il virus è stato riscontrato come ancora tangibile ed infettivo.
Inoltre è stato rilevato come, dei 61 pazienti che facevano parte del campione esaminato, il 43% (ovvero 26 malati) ha rilasciato particelle contagiose nell'aria della stanza ma, tra questi, 5 sono risultati essere diffusori di virus in misura maggiore di ben 32 volte rispetto agli altri: insomma, una sorta di “super-untori” altamente virali nei quali, tuttavia, la malattia si presentava con manifestazioni più gravi rispetto agli altri volontari coinvolti nello studio. Secondo Werner Bischoff, principale firmatario dell'articolo, l'indagine fornirebbe una prova di come la contagiosità possa variare a seconda dell'individuo, contribuendo a far chiarezza su una malattia della quale si ha l'impressione di conoscere sempre troppo poco.